Esattamente dodici mesi fa i 160 militari della Task Force del Genio militare festeggiavano il Natale rimuovendo le montagne di spazzatura da Napoli e dalla provincia. Un anno e un’emergenza dopo nelle strade non ci sono più gli eccessi di rifiuti, che anzi diminuiscono. A Napoli la produzione complessiva di monnezza infatti è scesa dalle 548mila tonnellate del 2010 alle 514mila del 2011: 2800 tonnellate in meno al mese (-93 al giorno). È il 2011 nevrastenico, diviso a metà dalla crisi dei rifiuti, passato dalla concitazione dell’emergenza alla normalità attuale. O quasi. Perché l’ordinarietà sancita nei discorsi e nei piani fuori dal ciclo dei rifiuti e la Campania nella penuria di impiantistica continua a trasportare altrove, che sia l’Olanda o la Puglia, una parte della sua spazzatura, mentre contraddittoriamente smaltisce gli scarti speciali delle altre regioni. Condizione che mantiene la regione lontana dagli standard europei e soprattutto dalle norme dell’Unione Europea che indicano ed esigono l’autonomia e l’autosufficienza nel ciclo dei rifiuti.Il 22 novembre scorso l’ultima minaccia del commissario europeo all’ambiente Janez Potocnik che «continuerà a seguire la situazione da vicino e ad aumentare la pressione» sulle autorità italiane. Significa che l’Unione europea si aspetta un piano attuabile e convincente. E a breve. Se entro gennaio non dovesse riceverlo Potocnik si vedrà «costretto a portare nuovamente l’Italia davanti alla Corte di giustizia» e a infliggere la sanzione di 20 milioni di euro e una multa per ogni giorno di ritardo, che si sommerebbero al blocco di 145 milioni di fondi Por e Fas per la Campania deciso dalla Commissione all’epoca dell’apertura della procedura d’infrazione nel 2007.Il ministro dell’ambiente Corrado Clini è stato perciò chiaro: «Non mi interessa come volete risolvere la situazione rifiuti – ha detto la scorsa settimana ai rappresentanti di Regione e di Provincia e Comune di Napoli –. Sappiate però che il Governo questa volta non si sostituirà a voi per gestire l’ennesima emergenza e i 516mila euro al giorno di sanzioni europee peseranno tutte sulla Campania». Il ministro dovrebbe essere a Bruxelles la settimana prossima, poi di nuovo un incontro con gli enti locali campani. La Ue chiede risposte e chiarimenti sul piano regionale, in attesa di essere approvato dal consiglio regionale, e sul cosiddetto scenario transitorio, cioè discariche e impianti, ma lo sversatoio di Chiaiano è già inattivo e quello di Terzigno chiuderà tra un mese. Resta poi irrisolto lo smaltimento degli otto milioni di balle di spazzatura accatastate soprattutto tra Giugliano e Villa Literno. Mentre si aspetta il pronunciamento del Consiglio di Stato sul trasferimento dei rifiuti fuori regione.Situazione che resta dunque difficile mentre dalla Regione ammoniscono che «bisognerà soffrire per tre anni in attesa degli impianti» che ridurranno la quasi totalità dei rifiuti campani in cenere. Affermazioni che aprono la strada alle polemiche. Le associazioni ambientaliste e i medici chiedono perché si prediligono gli inceneritori invece degli impianti di compostaggio. La portata complessiva dell’inceneritore di Acerra (tre forni tarati per bruciare 650.000 tonnellate annue) e di quello previsto di Napoli (1000 tonnellate al giorno) è pari a quella dei nove impianti che servono l’Austria e maggiore degli otto impianti che servono l’Emilia Romagna, secondo elaborazioni Ispra su dati Eurostat. Per la Regione la Campania punta ad incenerire oltre 2milioni di tonnellate di rifiuti urbani l’anno, esclusi gli inceneritori a biomasse ed i cementifici, ma in Italia oggi se ne bruciano in tutto 3milioni e mezzo.