Attualità

Istruzione. Paritarie, rientra l'allarme rosso sui tagli

Enrico Lenzi sabato 18 ottobre 2014
Per le scuole paritarie «il ministero ha aumentato i fondi a disposizione e non ridotti». La precisazione all’indomani di alcune voci di denuncia di tagli, arriva dal sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi. «I 200 milioni di euro di cui si parla nella Legge di Stabilità – spiega – sono aggiuntivi ai 272 milioni già previsti dal bilancio triennale. Quindi per il mondo della scuola paritaria nel 2015 vi saranno complessivamente 472 milioni». Una notizia accolta con un sospiro di sollievo soltanto parziale dalle associazioni della scuola paritaria, che avevano temuto un taglio mortale per questo segmento del sistema nazionale d’istruzione. Si da atto che quest’anno il reintegro (parziale) dei fondi viene fatto in fase d’avvio dell’esame della Legge e non in quella finale come avvenuto negli ultimi sei anni. Ma a cose fatte, dicono all’unisono Fism e Fidae (le maggiori organizzazioni delle scuole paritarie) «non vediamo un reale adeguamento dei contributi affinché possa essere assicurato alle famiglie, che peraltro sono esse stesse in difficoltà per il contesto economico e sociale attuale, la continuazione di questo servizio». Alla fine, sottolinea il presidente nazionale della Fidae, don Francesco Macrì «ancora una volta si va a tagliare pesantemente (20 milioni in meno rispetto al 2014) su questo capitolo di spesa». Da parte sua il governo, risponde il sottosegretario Toccafondi, cercherà di «recuperare anche i 28 milioni di euro che mancano ai 500 che è la quota raggiunta lo scorso anno. Un impegno gravoso in un momento economico complesso». E sottolinea come «l’aggiunta dei 200 milioni sia strutturale anche nel bilancio triennale, che di fatto tende a cancellare il taglio anche per il prossimo triennio». Passi importanti, che vanno anche nella direzione chiesta dalla scuola paritaria. Resta l’amarezza, per le associazioni, «che sia mancato il coraggio di ritornare al fondo originario di 536 milioni e di non aver mostrato un investimento pieno anche su questo segmento del sistema nazionale».