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I RICORDI DEGLI AMICI. Chiambretti: «Due decenni di amicizia. Sempre sul filo del paradosso»

Angela Calvini mercoledì 18 agosto 2010
«Cossiga? Certo, per me era un numero uno». Piero Chiambretti, che in autunno passerà su Canale 5 con il suo show Chiambretti Night - Solo per numeri uno ricorda con affetto l’amico Francesco Cossiga.Come è nata l’amicizia tra «Pierino la peste» e «il picconatore»?«La nostra amicizia è nata per caso e continuata in questi 20 anni anni così, quasi per osmosi, per simpatia naturale. Ho conosciuto Cossiga nel ’92 alla fine della sua carriera da presidente della Repubblica. Lo intervistai per il mio programma Il Portalettere su Raitre in cui vestito da postino cercavo di raccontare il palazzo della politica attraverso imboscate e blitz. Ecco, la nostra amicizia era giocata sul paradosso. Come quell’intervista che piacque tanto agli italiani. Pensi un po’, il Presidente della Repubblica in carica che accettava di essere intervistato senza rete da un comico».Si ricorda come andò?«Ci incontrammo alla casina Valadier senza esserci mai visti e senza concordare le domande. L’intervista durò 35 minuti e Cossiga si tolse molti sassolini dalla scarpa, parlando e attaccando chiunque e comunque. Spesso mi chiedeva di intercedere con la Rai affinché riproponesse la nostra intevista. Anche nell’ultima telefonata che mi fece l’anno scorso: era il nostro tormentone».Avete continuato a sentirvi, allora?«Certo, mi telefonava una o due volte all’anno, mi divertiva sempre molto con le sue battute. Era molto colto, sempre brillante. Con me amava giocare e scherzare. Aveva addirittura ventilato di partecipare ai miei ultimi programmi, che guardava, travestito da cespuglio o accompagnato dalle ballerine».Cossiga amava la televisione?«Sì, era un amante della televisione, la guardava negli orari più disparati, nel pomeriggio, a tarda notte. Non è un mistero che fosse un fan delle soap opera, aveva anche esternato su Beautiful». Che tipo era?«Aveva il senso della battuta, del paradosso, della provocazione. Col passare degli anni, liberatosi da ruoli istituzionali, aveva acquistato una leggerezza maggiore. Non mi sento di giudicare il valore politico dei 40 anni da lui passati nei chiaroscuri della storia italiana. Ma come persona l’ho trovata sempre perfetta, non ha mai fatto pesare di essere Capo dello Stato o senatore a vita».Chiambretti, come saluterebbe Cossiga ora?«Quando se ne vanno personaggi di questo tipo, uno non ci crede, pensa sempre che sia uno scherzo. Lo saluterei complicemente con un "Ciao, presidente"».