Welfare. Ricette divise pure sulla famiglia
Alla vigilia del tavolo tecnico (convocato per le 16 di oggi al ministero dello Sviluppo), si infiamma la discussione sugli aiuti alle famiglie. Dopo l’impegno preso sabato scorso da tutti i partiti all’incontro voluto dal Forum delle associazioni familiari, anche questo tema entra comunque nel novero delle materie 'di lite' all’interno della maggioranza. A dare l’effetto di una chiara divaricazione è il ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana, non protagonista del tavolo (dove sarà assente) che è stato convocato invece dal vicepremier e ministro pentastellato Luigi Di Maio. È dal suo dicastero che esce l’annuncio di 2 emendamenti al 'decreto Crescita': uno per far salire da 80 a 110 euro al mese, per un anno, il 'bonus bebè' per i nuovi nati (pagato dall’Inps), raddoppiando al contempo la platea con l’aumento a 35mila euro della soglia di reddito Isee; l’altro per far rientrare nello sgravio Irpef al 19% le spese per i prodotti della prima infanzia, dal latte ai pannolini, fino a un massimo di 1.800 euro. Ma non è tutto: Fontana propone che per i fondi (servono solo 50 milioni quest’anno, ma 600 nel 2020) siano usati i risparmi del reddito di cittadinanza, la 'misura-icona' del Movimento; ovvero proprio la dote indicata da Di Maio per cominciare a finanziare le misure che dovrebbero essere decise al tavolo. Tant’è che Di Maio l’ha rilanciata a sera: «Noi mettiamo un miliardo per le famiglie con un decreto- legge. Fino al terzo figlio hai un serio aiuto. Voglio che ci sia qui il modello francese...».
Una mossa, quella di Fontana, che suona come un chiaro sgarbo politico e prova a 'svuotare' di senso l’appuntamento odierno. Per di più, i problemi di bilancio sono sempre costanti: ieri alla Camera, nella legge sulle semplificazioni fiscali, la maggioranza ha bocciato l’emendamento Pd che puntava a portare al 5% l’Iva sugli assorbenti, gravato anche dal parere negativo della Ragioneria perché i costi (512 milioni) non sono ben coperti. Il presidente del Forum, Gigi De Palo, non vuole però che le polemiche politiche abbiano la meglio sull’assegnoXfiglio, il nuovo strumento proposto sabato, ovvero un assegno di 150 euro al mese per ogni figlio indistintamente per tutti, senza limiti di reddito familiare o Isee. «La prossima legge di Bilancio – ha detto De Palo – deve avere come centro strategico la famiglia. Ben vengano, dunque, tutte le iniziative che convergono verso questa direzione. Chiediamo al ministro Fontana e a tutti i partiti di farsi trovare pronti. Dopo sabato siamo riusciti a mettere assieme tutti i partiti - e non è cosa da poco -, l’auspicio è che ora si prosegua fino alla manovra». L’iniziativa leghista ha finito però col provocare ripercussioni anche nei partiti di opposizione che, vista l’importanza del tema, avevano dato la disponibilità a partecipare al tavolo tecnico. E così, mentre la Lega oggi dovrebbe mandare Rossana Boldi (vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera), ci dovrebbe essere anche Fdi e il Pd sarà presente col deputato Stefano Lepri, esperto di politiche familiari. Ma Paola De Micheli, vicesegretario del partito (che sabato era stata al Forum), avvisa: «Si era concordata una moratoria. A 10 giorni dal voto l’iniziativa di Fontana, dall’esclusivo sapore di tattica elettorale nello stile della Lega di Salvini, prova che Di Maio non ha un mandato vero del governo e dei partiti che lo compongono ». Per Lepri le misure di Fontana «sono pannicelli caldi, serve una riforma complessiva». Interviene anche il Popolo della Famiglia-Ap: «Questo modo di fare campagna elettorale è esemplificativo della loro modalità cinica – dice il presidente Mario Adinolfi –. O si ha il coraggio di fare qualcosa di serio come il nostro reddito di maternità o è inutile prendere in giro le famiglie con la regalia di qualche pannolino».