Attualità

IL PIANETA SALUTE. Una rete pro-longevità per assistere gli anziani

Enrico Negrotti martedì 6 novembre 2012
Vivere a lungo e bene è un’aspirazione comune. Ma se nell’ultimo secolo l’invecchiamento della popolazione – soprattutto nei Paesi occidentali – è un fenomeno assodato, l’arte della longevità in salute deve essere appresa. E per insegnarla, favorirne la diffusione e fare rete tra istituzioni, professionisti e aziende, con ricadute benefiche sia per i cittadini anziani sia per i conti pubblici – per le minori spese sanitarie e assistenziali che una popolazione sana richiede – è nata “Italia longeva”. Si tratta di una rete nazionale di ricerca sull’invecchiamento e la longevità attiva lanciato – in questo anno europeo dell’invecchiamento attivo – dal ministero della Salute, dalla Regione Marche e dall’Irccs Istituto nazionale di ricovero e cura degli anziani (Inrca) di Ancona. E presieduto da Roberto Bernabei, docente di Geriatria e Medicina interna all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore del Dipartimento di Geriatria, neuroscienze e ortopedia del Policlinico “Gemelli” di Roma. I dati epidemiologici parlano chiaro: se trent’anni fa in Italia gli ultra65 rappresentavano il 13,2% della popolazione, nel 2010 erano già il 20,2% e sono destinati a diventare il 26,5 nel 2030. In cifre assolute, si tratta attualmente di oltre 12 milioni di persone: «Ma la cosa che più impressiona – osserva Giuseppe Paolisso, presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia – è che nei prossimi 20 anni ci sarà un aumento di 25 volte della fascia degli ultra 85enni e di 130 volte dei centenari, le età più bisognose di assistenza». Inutile dire che occorre attrezzarsi per tempo, per poter offrire servizi di qualità, che mantengano le persone autosufficienti e con una buona qualità di vita il più a lungo possibile, evitando ricoveri impropri così come inaccettabili esclusioni dalla vita sociale. Ecco quindi che il “manifesto” di Italia longeva mette «l’anziano al centro dell’attenzione di imprese, istituzioni, privati, associazioni, operatori sanitari, grande pubblico, con l’obiettivo di promuovere il concetto di invecchiamento attivo». Per questo obiettivo «ogni sforzo è dunque orientato per sostenere una nuova cultura che veda l’anziano protagonista e responsabile dei propri “anni d’argento”, vissuti con qualità». Si tratta di un impegno a 360 gradi nei confronti della terza e della quarta età. Per l’assistenza sanitaria si vuole superare il modello ospedalocentrico, favorendo i servizi domiciliari, meno costosi e più graditi agli utenti. Per un attento monitoraggio delle condizioni di salute di una fascia di popolazione “fragile”, che resta statisticamente la più bisognosa di farmaci e prodotti sanitari, si punta a sostenere le innovazioni della domotica e della tecnologia biomedica. Sul primo fronte è stata già realizzata una lavatrice a basso consumo (e con display grande e disegno ergonomico del grande oblò); sul secondo è in arrivo la maglietta del check-up (utile anche agli sportivi), dotata di sensori che rilevano i parametri fisici (frequenza del respiro, battito cardiaco, pressione sanguigna, consumo calorico) che vengono trasmessi al centro di cura. Un esempio di quanto la telemedicina possa giovare a un controllo della salute, garantendo nel contempo un risparmio del servizio sanitario che evita ricoveri impropri. Parlando di tecnologia, Italia longeva intende anche “correggere” lo scarso uso che ne fanno gli anziani. Basta pensare alla connessione internet, presente solo nell’8,1% delle famiglie di persone con più di 65 anni, mentre il computer è presente nel 9,8%. Va meglio per il cellulare (59,8%) e per l’onnipresente televisione (98,5%), ma perlopiù ancora analogica