È come se dicessero che «il trucco c’è, e si vede». Il maxiemendamento della Legge di Stabilità sul gioco d’azzardo secondo le associazioni che hanno ingaggiato una dura battaglia con i padroni di 'Azzardopoli', nasconde più di un’insidia. Se di solito val bene l’immarcescibile detto «Fatta la legge, trovato l’inganno», stavolta «sembra che l’escamotage sia già previsto nella norma », osserva Gabriele Mandolesi, coordinatore della campagna Slot Mob. «Troppe cose non sono affatto chiare - insiste -. A cominciare dalla tipologia di media coinvolti nei paventati divieti». Il testo parla ad esempio di canali televisivi specialistici, che sarebbero esclusi dal divieto: «Ma questo forse vuol dire che resterebbero davvero e totalmente fuori le reti generaliste? E quale è l’elenco delle reti cosiddette 'specialistiche'? ». Insomma, per Mandolesi questa norma è come una matrioska dentro alla quale si possono nascondere le solite sorprese. Già l’altro ieri la deputata del gruppo Area Popolare (Ncd-Udc) Paola Binetti aveva parlato di «misure necessarie ma certamente non sufficienti, anche perché non inserite in una norma-quadro organica e finalizzata alla tutela dei potenziali giocatori». E per dirla tutta, «ancora una volta si salvano gli interessi del Ministero dell’economia e quelli dei concessionari a cui sembra proprio che si condoni la famosa tassa stabilita dalla finanziaria dello scorso anno e mai pagata». Pur con una prudenza che rasenta la diffidenza, don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), dice di «intercettare qualche segnale positivo, come i primi passi verso il divieto della pubblicità, ma guai a parlare - aggiunge – di norma soddisfacente ed esaustiva. Semmai possiamo forse dire che le nostre battaglie cominciano a produrre qualche frutto». Per il leader del Cnca siamo solo all’inizio. «L’obiettivo è il divieto assoluto di fare pubblicità e soprattutto arrivare ad ottenere una legge quadro per l’intero comparto». Infine un avvertimento al governo: «Non si azzardino a dire che con le norme inserite nella Legge di Stabilità hanno fatto il loro dovere è che adesso il settore dispone di una normativa completa, perché non è affatto così». Di «passo avanti verso il vero obiettivo: la proibizione totale della pubblicità», parla don Alberto D’Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura. «Il problema - segnala - è che quando si parla di pubblicità entrano in ballo grossi interessi di emittenti private e non solo. Perciò la battaglia non deve fermarsi». A tal punto che proprio le associazioni che da anni lottano contro l’azzardo, si trovano adesso a difendere i giocatori. Non solo dai rischi della compulsività, su cui le norme dicono poco. «I maggiori introiti che lo Stato otterrebbe dall’aumento della tassazione - osserva don D’Urso – , riguarderebbero le vincite e dunque non sarebbero a carico dei concessionari o della filiera dell’azzardo, ma di chi ha ottenuto la vincita». Un altro motivo di insoddisfazione è «il mancato passaggio di competenze dall’Agenzia dei monopoli al Ministero dell’Economia, ma lasciando tutto invariato - rincara Gabriele Mandolesi -, rimarrebbe invariata anche la disinvoltura con cui talvolta l’Agenzia dei monopoli ha trattato il comparto scommesse ». Un settore che può contare su 360 mila apparecchi da gioco (sia Vlt, cioè videolottery, sia Awp, cioè le slot-machine). Il cartello di associazioni 'Avviso Pubblico, Enti locali e Regioni contro le mafie', per denunciare l’invasione di fameliche macchinette ha usato un paradosso: «In Italia ci sono più apparecchi mangiasoldi che posti letto nella sanità pubblica. A fronte di 308.230 Slot e di 51.939 Vlt, l’offerta di posti letto oscilla tra 231 mila e 251 mila».