Attualità

Ddl sicurezza. «Resta il rischio dei bimbi invisibili»

sabato 4 luglio 2009
Continua ad aprire interrogativi il con­tenuto del pacchetto sicurezza, an­che nella parte che prevede l’obbligo del permesso di soggiorno per poter regi­strare all’anagrafe i matrimoni e i bambini appena nati. Una preoccupazione in più per le coppie in cui anche solo uno dei componenti è in con­dizione di irregolarità. Le nuove norme, pen­sate per contrastare la piaga dei matrimoni di comodo conclusi al fine di ottenere la cit­tadinanza italiana, prevedono che in caso di nozze tra cittadino italiano ed extracomu­nitario quest’ultimo sia provvisto di per­messo di soggiorno per potere registrare l’at­to e renderlo quindi valido a tutti gli effetti. «Impedire la registrazione quando uno dei nubendi è privo del permesso di soggiorno può trasformarsi, di fatto, in un impedi- mento dell’esercizio di sposarsi e di forma­re una famiglia – sottolinea l’avvocato Lau­ra Corona, dell’Ufficio giuridico del Forum delle Associazioni familiari – anche se nel­la mente del legislatore la misura è stata pen­sata per impedire i matrimoni fittizi». Un’altra conseguenza riguarda i nuovi nati. «L’ufficiale di stato civile non potrà più ri­cevere la dichiarazione di nascita e nem­meno la dichiarazione di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stra­nieri privi del permesso di soggiorno – spie­ga l’avvocato Corona –. Il rischio è che que­sti bambini diventino 'invisibili' e che sia­no sprovvisti di documenti da cui risulti un rapporto di filiazione». In sostanza «i bam­bini nati da persone prive del passaporto potrebbero, se nati in ospedale, correre il ri­schio di non essere più riconsegnati ai ge­nitori clandestini e di veder aprire a loro ca­rico un procedimento per stato d’abban­dono ». E a poco servirebbe il permesso di soggiorno di sei mesi previsto dalla legge Bossi-Fini per le donne incinte. «Nella realtà pochissimi fanno questa richiesta perché comporta l’emersione della loro situazione e quindi l’obbligo, una volta trascorso que­sto periodo, di tornare nel proprio Paese – osserva Corona –. Senza contare che chi è del tutto privo dei documenti non è nep­pure nelle condizioni di chiedere il per­messo per cura».