Attualità

Il progetto. ResQ, parte la raccolta fondi per la nave umanitaria

Paolo Lambruschi sabato 3 ottobre 2020

Il momento di un salvataggio nel Mediterraneo

«Il mio sogno è che due milioni e mezzo di persone donino un euro ciascuno a Resq per consentirci di raccogliere la somma necessaria per acquistare una barca, farla funzionare e, con un equipaggio, restare in mare un anno e mezzo. Perché vorrebbe dire che dietro la barca c’è una forte partecipazione popolare».

È il sogno di Gherardo Colombo, presidente onorario di “ResQ - People saving People”, l’associazione della società civile presentata poco più di due mesi fa che ha come obiettivo far salpare il prima possibile nel Mediterraneo una imbarcazione battente bandiera italiana per salvare vite umane. ResQ ha scelto la data di oggi, anniversario del naufragio di Lampedusa, per lanciare la campagna di raccolta fondi che le consentirà di salpare presto. Sta girando e postando in rete e sul proprio sito (https://resq.it/) video con diversi testimonial come il jazzista Paolo Fresu. Ovviamente offerte più sostanziose sono benvenute, ma l’ex pm di “Mani pulite” tiene a far capire che l’iniziativa parte dal basso e deve sensibilizzare. «Il nostro obiettivo principale è andare a salvare vite umane in mare – puntualizza – non siamo contro niente e nessuno. La mia riflessione è semplice, se io stessi annegando nel Mediterraneo vorrei che qualcuno venisse a salvarmi. Dunque, ben venga una nave».

Quanto alla legalità dei salvataggi, il magistrato ora in pensione cita la Costituzione. «È la nostra prima legge e ci obbliga a salvare. L’articolo 3 infatti parla di cittadini intendendo - come ha spiegato più volte la Corte costituzionale - che tutte le persone sono degne. E se sono degne, non possiamo lasciarle affogare. Secondo l’articolo 2 la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e richiede il dovere di solidarietà. Infine l’articolo 10 riconosce il diritto di asilo a chi non ha libertà democratiche a casa propria. Quindi tutte le vite umane sono importanti, dice la nostra Carta». La sfida è trovare consenso in una zona minata dalla propaganda.

«Puntiamo su giovani e adulti, ma consapevoli che i primi sono molto più disponibili a cambiare idea perché hanno meno storia alle spalle. Molti sono attenti al nostro progetto, con gli altri è possibile dialogare condividendo ». Ma come sta andando l’avventura di ResQ partita alla fine di luglio? «Abbiamo circa 600 iscritti – spiega il presidente Luciano Scalettari, inviato di Famiglia Cristiana – e sono state coinvolte un migliaio di persone. Finora abbiamo raccolto 100mila euro. Il nostro statuto prevede che si iscrivano solo persone fisiche, nessuna sigla. Hanno aderito religiosi, sindacalisti, magistrati, volontari e semplici cittadini. Il fronte è largo». Ultimo sostegno in ordine cronologico, quello delle Sardine. Chi ha aderito subito è don Virginio Colmegna, presidente della “Casa della carità”, e da mezzo secolo prete delle periferie milanesi e degli ultimi. «Ho aderito perché è fondamentale andare aldilà degli schieramenti. Le vite umane vanno salvate richiamando la centralità della persona. E poi dobbiamo opporci all’indifferenza, alla normalizzazione del silenzio sulle tragedie del mare.

Salvare vite nel Mediterraneo fa bene al nostro paese che politicizza ogni cosa ed è l’anticamera di un processo altrettanto importante, i corridoi umanitari, che sono vie di accesso legali e sicure per i più vulnerabili». Fitto il programma di oggi della campagna per la raccolta fondi. “ResQ - People Saving People” sarà a Trento alle 20.45 per l’iniziativa “Mari che uniscono”; a Varese alle 21 per l’iniziativa organizzata da Nazione Umana; a Monza all’Arengario per un presidio in ricordo delle vittime dell’immigrazione organizzato dalla Rete Brianza Accogliente e Solidale; a Milano fino alle 16.30 in via Lessona 70 per l’iniziativa “Questo è il fiore”. Si parte dal nord Italia per arrivare presto in porto con una nuova nave umanitaria.