Attualità

Riforme. Renzi: articolo 18 è solo totem ideologico

Vincenzo R. Spagnolo martedì 12 agosto 2014
«Oggi l’articolo 18 è solo un simbolo, un totem ideologico. È inutile stare adesso a discutere se abolirlo o meno, serve solo ad alimentare il dibattito agostano tra gli addetti ai lavori...». Dopo una giornata a Palazzo Chigi sui dossier economici («Qui si lavora allo #sbloccaitalia #italiariparte», twitta) e sui dossier esteri, sollecitato da un’intervista del programma Rai Millennium, il premier Matteo Renzi entra nel dibattito che agita la maggioranza. E lo fa bacchettando, pur senza nominarlo, il leader di Ncd Angelino Alfano e insieme a lui quanti, a destra, propongono di allentare subito le garanzie sui licenziamenti ingiustificati. Il premier-segretario del Pd gioca di rimessa: «C’è un ddl delega in Parlamento. È giusto o no riscrivere lo Statuto dei lavoratori? Sì, lo riscriviamo. E riscrivendolo pensiamo alla ragazza di 25 anni che non può aspettare un bambino perché non ha le garanzie minime, non parliamo solo dell’articolo 18, che riguarda una discussione tra destra e sinistra...».Sul rilancio dell’occupazione il presidente del Consiglio rifugge da tentazioni "stataliste" («Mai più soldi pubblici ad Alitalia? «Ne abbiamo messi talmente tanti che sarebbe inaccettabile. Bisogna avere il coraggio di far fallire alcune aziende-carrozzoni») e snocciola dati concreti: «Col dl Poletti ci sono 108mila nuovi assunti, lo certifica l’Istat». Il premier non nega che nel Paese ci sia «una situazione drammatica», ma «l’idea che l’Italia sia una macchina sgangherata che non funziona è insopportabile». Il premier invia un segnale di sintonia al governatore della Bce («Mario Draghi? Avercene così. Sulle riforme italiane, condivido dalla A alla Z le sue parole»). A chi ipotizza una "manovrina" d’autunno, Renzi replica con fermezza: «Lo rismentisco. L’abbiamo già fatta la manovra e abbiamo abbassato le tasse». Poi aggiunge: «Il prossimo anno, dobbiamo prendere 16 miliardi di riduzione della spesa per stare nel 3% di rapporto tra deficit e Pil, che noi vogliamo rispettare». Una riduzione delle imposte? «Mi sento di provarci perché la pressione fiscale in Italia è troppo alta, non di prometterla. Ma credo che sarebbe un errore farla allo stesso modo per tutti». Anche sull’ipotesi di concedere il bonus di 80 euro ad altre categorie, il capo del governo non chiude la porta: «Sicuramente lo manteniamo per chi ce l’ha, vediamo se possiamo estenderlo». Dall’opposizione, Forza Italia offre una sponda esterna, suggerendo proposte per una manovra-choc su fisco e lavoro. Ma Renzi non pare voler "estendere" il patto del Nazareno: «Ci deve essere rispetto per tutti i dossier degli altri, li leggo sempre, ma per noi l’accordo è su due punti: le riforme istituzionali e la legge elettorale». Nell’intervista c’è spazio anche per una seconda stoccata, stavolta lessicale, al ministro dell’Interno Alfano, che ha lanciato un’offensiva alla contraffazione e ai vu’ cumprà: un termine giusto? «Per me no – taglia corto Renzi –. Io non l’avrei utilizzato».È ormai sera e il premier è di nuovo a Palazzo Chigi. Stamani, mercoledì, sarà a Milano per una visita all’Expo Nel pomeriggio sarà di ritorno a Roma per un breve saluto a Papa Francesco in partenza per la Corea. Poi andrà a Napoli, Reggio Calabria e in Sicilia. Ma, prima di ferragosto, in agenda resta anche l’incontro col capo dello Stato Giorgio Napolitano, per fare il punto su economia e riforme.