«In privato, tutti mi dicono: Matteo, stai buono, ti facciamo fare il candidato premier. Stai buono, che poi tocca a te... Insomma: un bambino bizzoso cui si promette la caramella, se non piange. Signori, conosco il giochino: i capicorrente romani prediligono lo sport del tiro al piccione. E io, sinceramente, non ho molta voglia di fare il piccione...». Per usare il gergo della scherma, somiglia a una parata con successivo affondo, lo sfogo affidato ieri dal sindaco di Firenze Matteo Renzi alla propria e-news . «Il Pd deve affrontare i problemi degli italiani, non giocare con le alchimie delle regole (che peraltro ci sono già, basta applicarle!)», attac- ca l’ex rottamatore, che sembra temere una 'congiura di palazzo' della nomenklatura di Largo del Nazareno per tarpargli le ali. «Ho chiesto al 'traghettatore' Epifani di fissare la data del congresso – prosegue –. Non ho ricevuto per il momento nessuna risposta, ma so che a Roma hanno fatto una commissione. Vorrà dire che aspetteremo la fine dei lavori ». Poi squaderna la sua visione del partito: «Il Pd che vorrei, chiunque ne sarà leader, è un partito aperto, coraggioso, che accoglie le persone senza respingerle ai seggi, che ha il coraggio di andare controcorrente e contro le correnti». Insomma, «un Pd capace di vincere. Il Pd delle correnti al massimo può partecipare». Chi gli è vicino, racconta di un Renzi ancora indeciso se correre per la segreteria: i suoi gli dicono di farlo, ma le valutazioni del politico fiorentino tengono in conto l’evoluzione dei prossimi mesi. A Renzi, spiega chi lo conosce, la segreteria interesserebbe solo in prospettiva di un voto ravvicinato: se non prima, nella primavera del 2014. E nella sua e-news lui stesso pare alludere ad una sorta di tempus fugit : «Il futuro ci raggiungerà presto e dobbiamo farci trovare pronti. Quello che faremo, sia che ci candidiamo sia che non ci candidiamo, lo faremo come sempre senza chiedere il permesso ai capicorrente. Faccio un appello ai dirigenti del Pd: non preoccupatevi delle mie mosse, datevi voi una mossa...». A Renzi replicano, fra gli altri, il bersaniano Maurizio Martina («È incomprensibile chiamarsi fuori, quando si è dentro») e Nico Stumpo («Come si dice a Firenze, Renzi fa il 'fava', ma è anche lui un capocorrente»). Dal canto loro, i renziani diserteranno l’incontro di domani su «Fare il Pd», convocato dai bersaniani e al quale sono attesi big come Dario Franceschini, il candidato a segretario Gianni Cuperlo (uno dei due, con Stefano Fassina, sui quali potrebbe convergere la sinistra del partito) e Massimo D’Alema, che da veterano, suggerisce a Renzi di aspettare ancora prima di scendere in campo: «Vuole candidarsi a guidare il centrosinistra alle prossime elezioni – dice al Tg1 –. Aspetti le primarie per il leader e ci consenta adesso di eleggere il segretario. Altrimenti rischiamo di logorare un buon candidato e di prendere un cattivo segretario». Riguardo all’iter che porterà al congresso, nulla è ancora deciso. Sarà entro l’anno, assicura il segretario Guglielmo Epifani, che lunedì dovrebbe definire l’orizzonte temporale, ma sui nodi principali (in primis la vexata quaestio delle regole e l’eventuale separazione tra il ruolo di segretario e quello di candidato premier), non ci sono ancora indicazioni precise.