Matteo Renzi ha conquistato la festa nazionale del Pd, a Genova, e di fatto ha annunciato la sua candidatura alla leadership del Pd. "Ci sto facendo un pensierino, io sono disponibile ma mi devono votare gli elettori", è la chiamata al popolo dem del sindaco di Firenze che per oltre un'ora domenica ha dato un assaggio della campagna che farà alle primarie in nome della necessità di una "rivoluzione radicale" dentro la società, dentro il partito e anche nei confronti del governo che "al cacciavite" - come disse Enrico Letta - deve sostituire "le idee" della sinistra, che è tale non se "si compiace" ma "se vince".Due giorni dopo l'inaugurazione della festa da parte del premier Enrico Letta, Renzi domenica ha affrontato la stessa platea: la sala era stracolma e la gente si accalcava per conoscere "Matteo" con la stessa curiosità che si rivolge ai vip. Lui, in nome della nuova battaglia per la rottamazione delle correnti, è arrivato solo, nessun fedelissimo, altre volte presente agli eventi, è a Genova. D'altra parte, scherzando e interagendo più volte con i militanti in sala, "a chi mi dice che è renziano gli consiglierei un tso". Come già durante le primarie, il rottamatore si prepara alla prossima battaglia in solitaria: "A Bersani faccio presente che alle primarie ho preso i voti per le mie idee, alcune giuste altre sbagliate, e non per la corrente. E dopo non ho chiesto spazi". Ma la guerra ad "un partito chiuso" in se stesso e "nella paura" è solo un piccolo pezzo della sfida che Renzi vuole fare "se Epifani di decide a fissare la data e le regole". È un cambio di mentalità culturale quello che il rottamatore punta a fare dentro il Pd: "Basta con la rassegnazione e il conservatorismo, la politica è una cosa bella se dà speranza e fiducia". E coniugando la parola sinistra, alpresente elenca le opere realizzate a Firenze, e "per il domani" coniuga ricette liberali ("dobbiamo investire sul lavoro che non è tutelare i soliti ma dare mano a chi lo perde") e una sana realpolitik: "Dobbiamo vincere, di una sinistra che perde le elezioni non so che farmene". I militanti applaudono, qualcuno in qualche caso lo interrompe con qualche critica, e la novità in platea, e poi anche nel giro degli stand, è che non ci sono solo giovani ma molti anziani, che non hanno paura della rottamazione. D'altra parte Renzi continua a chiedere di non "avere la puzza sotto il naso" verso i voti anche degli elettori di centrodestra. "Rispetto a Berlusconi - si difende da chi lo accusa di essere passato dall'intendenza con il nemico all'antiberlusconismo - io sono rimasto lì, è lui che è stato condannato in via definitiva". E se al congresso il rottamatore vuole "il voto degli uomini liberi e non dei renziani", è implicito che Renzi si prepara alla sfida vera, quella per diventare premier, quando sarà. Per ora il giudizio verso un governo "basato su un'alleanza parecchio di necessità" ha più ombre che luci. "Noi siamo generosi - ironizza - abbiamo realizzato l'unica promessa elettorale di Berlusconi mantenuta. Ma ora che sull'Imu l'hanno vinta loro vogliamo portare proposte serie su semplificazione, giustizia sociale e legge elettorale. Portiamo le nostre idee al governo". E avvertendo che lui non manderà giù "il giochino che l'Imu l'ha tolto Alfano e la Service Tax la mettono i sindaci", alza la posta affermando che sarà "contento solo quando sarà elimita la Bossi-Fini". D'altra parte il sogno di Renzi "è la rivoluzione radicale" che rottami anche qualche personaggio dell'economia, e cita i casi Mps e Sai-Fondiaria, e non la politica del passo dopo passo, appunto del "cacciavite" a cui è costretto, pur non volendo, Letta.