Intervista. Renzi: «La Ue o cambia o muore»
L'ex premier Matteo Renzi, leader di Italia Viva e oggi candidato alle Europee per la lista Stati Uniti d'Europa
Senatore Matteo Renzi, la leader del Rassemblement National francese, Marine Le Pen, fa cacciare i tedeschi di Afd e non si esclude un gruppo unitario delle destre. È sorpreso da questi movimenti e quali indicazioni ne ricava?
Non credo che Marine Le Pen si sia accorta solo ora del livello dei suoi alleati - risponde l’ex presidente del Consiglio, oggi candidato alle Europee nella lista Stati Uniti formata da Italia Viva con Più Europa ed altre liste -. Credo che ci sia un tentativo, destinato a fallire, di ripulire il gruppo dagli elementi più controversi nella speranza di entrare nella maggioranza di destra che Meloni e Le Pen sognano. Una maggioranza che noi della lista Stati Uniti d’Europa, se faremo un buon risultato, impediremo che si formi.
Al di là del progetto insito nel nome stesso, quali punti forti ha il programma di Stati Uniti d’Europa?
Innanzitutto chi di noi sarà eletto, andrà davvero in Europa. Meloni, Tajani, Schlein e altri si candidano sapendo già che non andranno a Strasburgo. Una vera e propria truffa verso gli elettori. Noi vogliamo vedere un’Europa più forte nel mondo: per questo, servono riforme istituzionali forti, dall’elezione diretta del presidente della Commissione all’abolizione del diritto di veto. Porterò il mio personale impegno per il mondo del sociale, proseguendo in Europa il lavoro fatto dal nostro governo: penso alla riforma del Terzo settore, alla legge sul “Dopo di noi”, alla legge sull’autismo.
Come vede l’Europa fra cinque anni e quale limite soprattutto vede oggi nella costruzione europea?
L’Europa o cambia o muore. Servono gli Stati Uniti d’Europa. Servono leader, capaci di incidere in un mondo che appare completamente impazzito fra guerre, crisi, terrorismo e dove il Vecchio continente è il grande assente, schiacciato fra Usa, Russia e Cina, prigioniero di regole bizantine.
Esiste un’ambiguità di fondo nel Partito popolare europeo che oscilla fra socialisti e sovranisti?
Molti dei partiti che compongono il Ppe cercano l’alleanza con i sovranisti e gli estremisti. È il teorema della “maggioranza Giorgia”. In Italia, chi vota Forza Italia e Antonio Tajani sta votando per un partito che governa con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E allora, un moderato non può che scegliere gli Stati Uniti d’Europa. L’unica alternativa a una sinistra populista e a una destra sovranista.
Intanto l’Europa naviga a vista sulla Palestina, con alcuni Stati che la riconoscono solo ora (e dopo il 7 ottobre!), e sull’Ucraina, dove si assiste alla controffensiva russa anziché quella di Kiev. È un doppio fallimento?
L’Europa non tocca palla in politica estera perché è prigioniera della burocrazia e del potere di veto. Noi della lista Stati Uniti d’Europa vogliamo portare a un reale cambiamento. Servono un esercito comune, certo, ma anche e soprattutto una diplomazia comune e forte. C’è chi, come Conte, mette la parola pace nel simbolo. Noi la pace vogliamo ricostruirla con proposte concrete. Con la criminale invasione russa dell’Ucraina dicemmo sì alle armi a Kiev, sì alle sanzioni a Mosca, ma serve subito anche un inviato speciale dell’Ue per la diplomazia. Un leader, capace di trattare fra le due parti: facemmo il nome di Angela Merkel e Tony Blair. Quanto alla Palestina, riconoscerla ora non ha forza politica: occorre arrivare ad attuare il principio dei due popoli e due Stati. Per farlo serve una grande alleanza fra e con i Paesi arabi riformisti, fra cui l’Arabia Saudita: riconoscimento del diritto di Israele ad esistere e fondi destinati alla ricostruzione, non per le armi di Hamas.
La vostra lista propone Mario Draghi alla Commissione. Al di là della competenza, non c’è anche una questione anagrafica? L’Ue non somiglierebbe agli Usa impelagati fra Biden e Trump? Non esistono più leader “giovani” in Europa?
Faremo di tutto per impedire che Ursula von der Leyen, che ha fallito clamorosamente, dalla politica estera all’economia, torni alla guida della commissione. E proveremo a dare il nostro contributo per portare Mario Draghi, come abbiamo già fatto in Italia. Quanto alla questione anagrafica, ritengo che il giudizio su una figura di valore non possa essere condizionato da un elemento puramente anagrafico. La rottamazione stessa non aveva un principio anagrafico, quello che si combatteva era la “vecchia politica” dei cacicchi.
Dopo il voto ci sarà in Italia una resa dei conti fra Meloni e Salvini? Cosa prevede?
Difficile fare previsioni ora, ma credo che il governo terrà. Al massimo, Meloni chiederà un rimpasto.
Giorgia Meloni scarica su di lei il redditometro ed Elly Schlein firma i referendum sul Jobs act. Vuol dire che Renzi è quindi ancora temuto, in qualche modo?
Il problema è la mancanza di idee. Meloni non ha fatto una riforma in questi anni. Schlein si destreggia fra lo spirito della rappresentante d’istituto e i “capi bastone” delle correnti del Pd. Quanto al merito; Il redditometro è uno strumento che esiste dal 1992. Nel 2010, con Meloni ministro, furono introdotte le medie Istat: uno strumento che il mio governo cancellò perché eccessivamente vessatorio. Meloni lo ha reintrodotto per poi, è vero, mentire attribuendomelo. Tipico di chi non ha idee. Il Jobs act: io sono fiero di una riforma che ha portato oltre un milione di posti di lavoro, di cui la metà a tempo indeterminato, cancellando la vergognosa pratica delle dimissioni in bianco. Una legge voluta e votata dal Pd.
Cominciano intanto a delinearsi scenari foschi sulla prossima manovra 2025. Cosa teme principalmente sul fronte economico e dei conti?
Il timore è soprattutto che manchino 38 miliardi di euro ai conti fatti dal ministro Giorgetti: da dove li prenderanno?
Sul premierato è passato da una linea abbastanza a favore al definirlo «schifezzellum». Come mai?
Io sono a favore dell’elezione diretta del premier. Sono contrario a questa riforma Casellati: un pasticcio che non crea stabilità, ma che creerebbe solo il caos istituzionale.
Ma prevede che alla fine andrà in porto o no? E l’autonomia differenziata?
È tutto da vedere. Quanto alla autonomia, non se ne farà nulla.. È una delle tante bandierine da dare ai partiti prima del voto.
Cosa dice a quella parte del mondo cattolico che ha ritrosia a votare Iv per l’alleanza con parte del mondo radicale?
La nostra lista è composta da sensibilità differenti sui temi etici, è vero. Ma abbiamo un sogno comune: quello degli Stati Uniti d’Europa. Chi vorrà scrivere Renzi sulla scheda, saprà che dirò sempre no allo sfruttamento del corpo della donna con la gestazione per altri. È stato un clamoroso errore non inserire le radici cristiane nella Costituzione europea. Da un luogo simbolico come Loreto, come su Avvenire avete gentilmente raccontato, ho detto chiaramente che l’Europa deve coltivare la sua identità e le sue radici: romane, greche, cristiane, giudaiche, dell’umanesimo e rinascimentali. Senza identità non può esserci confronto, non può esserci integrazione.