ROMA «Massimo rispetto, no a contrapposizioni. Bisogna mettersi in ascolto della gente che va in piazza». L’input che Matteo Renzi ha fatto partire da palazzo Chigi è chiaro. «Anche se ci saranno strumentalizzazioni, bisogna guardare alle giuste ragioni di queste famiglie che fanno fatica e che noi abbiamo il dovere di aiutare». Sarebbe un errore imperdonabile, per Renzi «regalare» questo popolo, con le sue difficoltà, a partiti che «quando erano al governo non ha fatto niente per loro». Inutile aspettarsi da Boschi, da Guerini, o da Tonini, stasera, dichiarazioni polemiche o minimizzanti, sulla manifestazione. Il ministro delle Riforme, ieri, pur negando che l’obiettivo di Renzi sia il partito della Nazione ha aggiunto: «Non è vergogna se il Pd parla a persone con cui prima non riusciva». Certo, non ci si a- spetta carezze per il governo. Ma a Palazzo Chigi è stato apprezzato il rispetto che c’è stato sabato scorso, anche da parte dei cattolici, per le manifestazioni 'SvegliatItalia' che hanno dato voce all’orgoglio gay e altrettanto ci si aspetta, oggi, per un raduno che potrebbe portare in piazza un milione di persone, forse più, in difesa della famiglia. Giovedì il premier, al Senato per la discussione sulla mozione di sfiducia sulle banche, si è complimentato con i suoi parlamentari per il dibattito sulle unioni civili: «Abbiamo avuto la capacità di portare nel nostro partito la discussione che c’è nel Paese, elevando il livello del dibattito interno, troppe volte incentrato su questioni che poco interessano al vissuto del Paese». Certo, i nodi restano, soprattutto sulle adozioni. Renzi ha aperto alle modifiche e la prova è data dall’impegno di Andrea Marcucci, uomo a lui vicino, che insieme a Giorgio Pagliari ha proposto il pre-affido di due anni per tentare di tenere insieme le ragioni dei catto- dem (per l’affido rafforzato) e quelle dell’ala più radicale che sulla
stepchildnon molla. Ma il premier si guarda bene dall’indicare fra le tante quale sia la 'sua' soluzione. Sa bene che sul tema più spinoso rischiano di assommarsi le sincere obiezioni di coscienza di molti, con la voglia di impallinarlo a scrutinio segreto di altri e non vuole dare a questi ultimi ulteriori incentivi. Mal che vada, anche se dovesse passare l’emendamento soppressivo dell’articolo 5 e lo stralcio delle adozioni, alla fine non sarebbe un guaio per il premier, che continua a indicare come «obiettivo da difendere graniticamente » unicamente l’approvazione del testo nei tempi fissati. Ma l’input ai suoi senatori è di continuare a dialogare per cercare l’accordo, prova ne è lo slittamento in avanti dell’assemblea decisiva del gruppo, prevista inizialmente martedì, forse alla prossima settimana. Obiettivo: mandare avanti il dibattito nel Pd come procede quello nel Paese. «E noi, da partito di governo, dobbiamo lavorare a unire». Dalla piazza, lo sa, arriverà oggi l’accusa di voler rottamare la famiglia, ma Renzi si è messo al lavoro per dimostrare l’esatto contrario. È da qualche giorno che riflette sui dati preoccupanti regalati dall’Istat di un Paese che per la prima volta vede aumentare i decessi e nel contempo scende al di sotto del mezzo milione di nati. I primi segnali dal governo sono venuti ieri, con il via libera alla legge delega sulla povertà, e poi il rimpasto, con l’offerta agli alleati del Ncd del ministero delle Regioni e l’attribuzione della delega alla Famiglia che fin qui non c’era. Il neo-ministro Enrico Costa ha un programma ambizioso già concordato con Renzi: inserire il fattore famiglia in modo trasversale nei diversi provvedimenti economici. Costa, che per competenza avrebbe titolo per esserci, oggi, non se l’è visto proibire dal premier, altro segnale di non ostilità alla piazza, che d’altro canto, che vedrà presenti anche uomini del Pd, come Beppe Fioroni.
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