Verso le urne. Renzi: da Letta vendetta personale. Conte contro tutti: noi voto utile
In lotta per 600 posti, tra Camera e Senato
Matteo Renzi, Italia Viva
Duro scambio tra Pd e Iv. Dopo il mancato accordo col centrosinistra, Matteo Renzi attacca il partito di Enrico Letta in una polemica intervista al Corriere della Sera. Immediate le reazioni da Largo del Nazareno.
«Credo che il motivo per cui Letta abbia parlato con tutti tranne che con noi - è l’affondo di Renzi - sia legato a piccole vendette personali per le vicende del passato. Non si spiega una coalizione che mette insieme storie totalmente diverse, e che parte da un veto a una e una sola forza politica». Il riferimento sembra essere proprio quello «stai sereno Enrico» che Renzi rivolse a Letta poco prima di prenderne il posto a Palazzo Chigi nel 2014.
Ma l’isolamento di Iv, a detta di Renzi, «ci ha restituito uno spazio politico», quello dei «moderati e dei riformisti», restii a votare sia le destre che le sinistre. Perché Meloni «va battuta», ma «sui contenuti, non sulle camicie nere». Infine «l’indecoroso balletto di queste ore del centrosinistra - aggiunge - mi rafforza nel progetto di non partecipare a coalizioni finte e posticce» che «regalano Palazzo Chigi alla Meloni» e, aggiungerà più tardi, che comprendono anche «la sinistra radicale» che «ha fatto cadere Draghi».
Conclusione: «Gli unici coerenti con l’Agenda Draghi siamo noi #TerzoPolo», assicura il senatore di Scandicci.
Ruvida la replica che arriva dal Pd: «Forse per rosicchiare qualche margine di visibilità in più, Matteo Renzi trova il tempo e l’audacia di dare lezioni al Partito Democratico. Quello stesso partito che, prima di scappare sulla sua personale scialuppa, da segretario ha tentato di affondare lasciando macerie, lacerazioni e un 18% da guinness dei primati negativi. Non stupisce - il commento dal Nazareno - che praticamente la totalità degli elettori e dei militanti del Pd abbia maturato un giudizio durissimo, senz’appello, su di lui e sulla sua parabola politica».
Controreplica di Italia viva: «Il Pd attacca violentemente Matteo Renzi. Noi facciamo politica e non viviamo di rancori personali: pensiamo che la strategia di Letta sia un regalo alla Meloni. Ma ne parleremo il 26 settembre». (r.r)
Giuseppe Conte, Movimento 5 stelle
Cominciò dal "V-Day" di Bologna, nel 2007, la scalata del M5s alla politica italiana. E da Bologna, nei giorni in cui ricorre il suo primo anno alla guida dei pentastellati, Giuseppe Conte rilancia la sfida, parlando all’assemblea regionale degli attivisti dell’Emilia-Romagna. È l’occasione per attaccare con uguale forza Pd e Meloni e per ricordare che fu il suo governo, il secondo, a ottenere 209 miliardi di fondi Ue. I democratici e Italia viva – sostiene – si sarebbe accontentati solo del Mes e ora «avremmo la Troika» in casa, mentre Giorgia Meloni «ha votato contro il Recovery» e ora lei e il suo partito dovrebbero assumersi le »loro responsabilità«.
Videocollegato con l’assemblea, davanti a una platea di un migliaio di attivisti - presenti in sala e da remoto - Conte si dice «felice di festeggiare oggi con voi un anno di presidenza nella culla del Movimento 5 stelle, da dove tutto è partito». Poi spiega le ragioni di quello che, in un’intervista al Qn, ha definito il »voto utile«, ossia «quello alle forze politiche che fanno quello che dicono». Come appunto, a suo dire, il Movimento.
»Abbiamo perso compagni di strada attirati da sirene del potere e del sistema – prosegue –. Ci sono partiti che fino a ieri hanno lavorato con noi sull’ambiente, ora cambiano strada e accolgono chi cambia casacca». Poi i risultati rivendicati dal M5s: Reddito di cittadinanza, legge anticorruzione, Superbonus. Con quest’ultimo provvedimento – insiste Conte – «abbiamo fatto ripartire l’edilizia. Siamo la locomotiva d’Europa grazie a noi: il governo riavvii la cessione dei crediti».
Già, il governo Draghi: dopo averlo fatto cadere, l’"avvocato del popolo" attacca ancora: grazie al decreto Aiuti-bis - ironizza - «con 6-7 euro in più al mese i lavoratori si fanno due colazioni al bar. Non abbiamo chiesto questo a Draghi. I cittadini in difficoltà vengono prima dei "migliori", sul salario minimo a 9 euro sfideremo tutti».