Attualità

VERONA. Renzi si candida a premier e "bacchetta" la sinistra

Francesco Riccardi giovedì 13 settembre 2012
Adesso e il futuro. I problemi da risolvere ora per costruire i prossimi 25 anni. Si gioca dentro questo binomio la scommessa di Matteo Renzi, che ieri da Verona si è «ufficialmente candidato alla guida dell’Italia per i prossimi 5 anni». Non la semplice contesa di una leadership a Pierluigi Bersani, ma l’ambizione e la voglia di «immaginare, costruire e condividere il futuro di un nuovo Paese». Non di «un’altra Italia possibile» (lo slogan del segretario Pd), ma di «un’altra Italia che è già qui: basta farla entrare».Al Palazzo della Gran Guardia, il sindaco di Firenze traccia come con un compasso il raggio degli ultimi 25 anni, di quando c’erano Reagan e Gorbaciov, il muro di Berlino e non c’erano i telefonini né internet. «Se pensiamo all’oggi sono cambiate moltissime cose – esordisce –. L’unica cosa che non è cambiata è la classe politica». Eccola la rottamazione, lo slogan che lo ha reso famoso. Ma attenzione, perché questa non riguarda più solo i vari D’Alema o Veltroni (peraltro mai nominati). No, riguarda un’intera generazione oggi classe dirigente in tutti i campi, giornali compresi. «Quella che ha fatto il ’68 e che si crede sempre la meglio gioventù». È un cambio di paradigma significativo. Reso anche plasticamente dalla sigla d’apertura del comizio che dà l’avvio al tour in camper attraverso l’Italia. Niente più cantautori italiani, De Gregori, Fossati o Jovanotti, ma il ritmo crescente di Titanium del dj David Guetta. Sul palco nessun simbolo del Pd, ma la scritta Matteo Renzi in rosso e, sotto, lo slogan Adesso! in blu. Uno stile da convention americana, mille miglia lontano da una festa dell’Unità. E non è certo un caso, perché il Renzi Matteo da Firenze che si candida nientemeno che «a cambiare il destino dei nostri figli» non può ovviamente chiudersi nel recinto tradizionale e stretto del "popolo della sinistra". Anzi, chiarisce subito che «se la foto di Vasto, con un’alleanza costruita sui vertici di Pd, Idv e Sel era grigia, ancora più triste è quella scattata l’altro ieri per il deposito delle firme sul referendum per l’articolo 18 dello Statuto. Quella di una sinistra che non governerà mai». Il 37enne Renzi, invece, non vuole solo partecipare, «voglio vincere le elezioni!», dice. E quindi parla ai delusi del Centrodestra e della Lega: «A quelli che si aspettavano il federalismo e hanno avuto più statalismo, a chi sperava nella riduzione delle tasse e invece si è ritrovato con un aggravio». Venite a me o voi tutti delusi dal berlusconismo, «siamo pronti a venirvi a prendere», chiarisce senza snobbarli. Parla al mondo delle imprese e promette meno burocrazia. Soprattutto spiega che «tutti i soldi recuperati dall’evasione devono andare alla riduzione delle imposte per i lavoratori e per chi crea occupazione». Carezza le famiglie, prima ringraziando la moglie Agnese (in sala) e i tre figli, «di cui l’ultimo, 11 anni, tifa per la vittoria di Bersani», poi ricordando la bellezza e la fatica di crescere i figli. Parla ai lavoratori, questa volta carezzandoli contropelo, ribadendo che non è l’articolo 18 a difendere la loro occupazione. Ma alla fine Renzi si ricorda anche che i voti a sinistra bisogna pur prenderli e allora ecco le «civil partnership» (per gli omosessuali) «entro i primi 100 giorni» e gli altri punti (problematici) del programma sui cosiddetti diritti civili (vedi box in alto). Perché, rivendica Renzi, «sono cristiano e cattolico, ma quando faccio politica la faccio laicamente secondo il dettato della Costituzione». E il programma, la lista della spesa che tutti chiedono? È su internet (www.matteorenzi.it) «aperto alla discussione e alla partecipazione di chi avesse idee». Con tre parole chiave: Europa, futuro e merito. Di Monti salva l’idea di «affrontare subito i problemi», ma spiega che «non ha saputo dare speranza». E che lui, da militante Pd, si è sentito umiliato perché una volta caduto Berlusconi il suo partito non ha saputo proporsi subito al governo.E allora oggi Renzi – capace di parlare al cuore come un Veltroni, di far sorridere come un Benigni e di vendere un prodotto politico assai meglio di Berlusconi – chiude riprendendo in mano il compasso e provando a disegnare il nuovo raggio dei prossimi 25 anni. Adesso!