Coronavirus. Regioni, oggi si tratta sui «colori»
Il governatore lombardo, Attilio Fontana
L’algoritmo potrebbe dire 'arancione' per la Lombardia e 'rosso' per Puglia, Liguria e Basilicata. Ma esecutivo e governatori, negli incontri plurimi che iniziano oggi pomeriggio e finiranno venerdì sera, potrebbero prendere una decisione politica che integra i 'numeri': congelare la situazione dove già vige il livello massimo dei divieti, prolungandoli di un’altra settimana se non fino al 3 dicembre. Un indizio viene dalla 'corsa al rosso' da parte di chi ora vi è escluso: ha iniziato l’Abruzzo, ha proseguito mercoledì il pugliese Emiliano chiedendo le misure più restrittive almeno per le province Bari e Foggia.
Se emergesse con una certa compattezza la volontà dei governatori di tenere stretti i bulloni sino alla scadenza naturale del Dpcm in vigore, il 3 dicembre, l’ordinanza del ministro Speranza potrebbe concentrarsi solo su quelle Regioni in giallo e in arancione che necessitano di fare un passo avanti nelle chiusure. Appunto Puglia, Liguria e Basilicata come prime indiziate verso il 'rosso' per l’aggravarsi della pressione sugli ospedali, Veneto come possibile nuova zona arancione (ora è in giallo) o addirittura rossa. I possibili cambi riguardano chi vede peggiorati i propri dati o chi, da due settimane, è in zona rossa: Lombardia, Piemonte, Calabria, Valle d’Aosta e Alto Adige. Solo la Lombardia o alcune province potrebbero aspirare a un alleggerimento. Ma il governatore Fontana è parso prudente: ha sì detto che la sua Regione ha numeri 'arancioni', ma ha anche detto che più libertà arriverà dal 27. Idem il piemontese Cirio e il ligure Toti.
Un segnale: meglio sacrifici ora che la serrata totale sotto Natale. Mentre tenere duro potrebbe aprire spiragli per l’economia: il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, prefigura ad esempio una «seminormalità» per negozi e ristoranti già dal 4 dicembre, sebbene occorra mettere da parte l’idea di festività trascorse «come da tradizione». Anche la Sicilia, ora arancione, rischia il rosso. Dove resteranno, senza deroghe, Campania e Toscana. Emilia Romagna, Marche e Friuli Venezia Giulia dovrebbero restare in area arancione. Rischiano l’arancione, in base ai numeri delle terapie intensive, anche Lazio e Veneto.
Durante la riunione convocata oggi dal ministro Boccia, i governatori presenteranno a Speranza e al Comitato tecnico scientifico le proposte elaborate martedì, in particolare quella di ridurre gli indicatori da 21 a 5. Troveranno una chiusura. E una timida apertura a rivedere il peso specifico dell’Rt o di alcuni parametri secondari. Così come troveranno scetticismo tra gli scienziati circa l’ipotesi di alleggerire le misure solo in alcune province. La previsione, quindi, è che l’ordinanza di Speranza seguirà gli stessi criteri degli ultimi 15 giorni.
Lo stesso premier Conte è tornato sui 21 indicatori, chiarendo: «Il sistema per parametri ci consente interventi mirati che siano limitati nel tempo e dosati sull’effettivo livello di rischio dei territori». Il confronto quindi ci sarà ma è lo stesso Boccia a spiegare che «non bisogna politicizzare i parametri perché sarebbe un errore renderli discrezionali».
Ma il pressing delle Regioni guarda soprattutto a ciò che accadrà dopo il 3 dicembre, data di scadenza dell’attuale Dpcm. Speranza pensa a un Dpcm 'fotocopia', i governatori lavorano per introdurre delle valutazioni 'politiche' tra i numeri degli scienziati. Due le opzioni: o un Dpcm 'lungo' che arriva sino al 7 gennaio. O una proroga di 15 giorni del testo ora in vigore, da sostituire poi con un Dpcm in grado di regolare il Paese dal 20 dicembre ai primi dell’anno. Tra le ipotesi, la possibilità di tenere i negozi aperti anche di sera tardi, per spalmare le entrate dei clienti.