"Potenziare e riqualificare i servizi sociali". Le Regioni italiane, in una lettera indirizzata a Monti e alla Fornero, chiedono un incontro con l'esecutivo ed esprimono "forti preoccupazioni" sulla tenuta del sistema di welfare. Nella lettera che il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani, ha inviato al governo, le Regioni chiedono "un forte impegno istituzionale per difendere i diritti dei più deboli, con particolare riferimento ai bambini e agli anziani". Le Regioni propongono un riassetto dei servizi sociali, puntando su tre obiettivi strategici: infanzia e non autosufficienza, lotta a povertà, emergenza abitativa e disagio. "Il sistema sociale per ripartire - scrivono le Regioni nel documento sulla situazione delle politiche sociali in Italia - ha bisogno di almeno 1.5 miliardi, e considerando il triennio 2013/2015, il Fondo nazionale delle politiche sociali dovrebbe ammontare acomplessivi 2,4 miliardi. L'impegno alla fine del triennio è di riportare le politiche sociali allo 0.50 di un punto Pil, come erano nel 2009, con un lieve incremento dello 0.25 di punto". Le risorse economiche potranno essere reperite, sottolineano le Regioni, anche attraverso alcune specifiche entrate: dal ripristino delle somme destinate alla politiche sociali e previste dalle norme sul prolungamentodell'età pensionistica delle donne; dalla lotta all'evasione fiscale, di cui almeno un 5 per cento potrebbe essere dedicato alla fascia della povertà; dalle entrate del gioco; da risparmi derivati dalle spese per gli armamenti; dalla revisione di alcune misure assistenziali come previsto dal decreto "Salva Italia" che prevede anche la modifica dell'Isee. "Non ci possiamo rassegnare - sottolinea l'assessore alle Politiche sociali dell'Emilia Romagna, Teresa Marzocchi - ai pesantissimi tagli imposti negli ultimi anni. Pur in un momento di difficoltà gravissime, non è accettabile il taglio del 93 per cento delle risorse per servizi che sono sempre indispensabili per i cittadini e le famiglie, e la cui richiesta è triplicata in questo momento di crisi. Non si può azzerare l'intervento sociale da parte dello Stato, peraltro previsto dalla legge, perché - ha concluso l'assessore - gli enti locali non riuscirebbero più a garantire nemmeno il livello minimo dei servizi".