Attualità

AL VOTO. Referendum, urne aperte L'incognita del quorum

sabato 11 giugno 2011
Con il completamento dell'insediamento delle sezioni è ormai tutto pronto per le operazioni di voto che da domenica 12 giugno a lunedì consentirà agli elettori di esprimersi sui 4 referendum: due sull'acqua, uno sul nucleare e uno sul legittimo impedimento. Domenica si potrà votare dalle 8 alle 22 e lunedì 13 giugno dalle 7 alle 15. Coinvolti, sul territorio nazionale, 47.118.784 elettori, di cui 22.604.585 maschi e 24.514.199 femmine. Le sezioni saranno 61.601. Il corpo elettorale della circoscrizione estero, che si è già espresso, è pari a 3.299.905 elettori. Con questi, gli italiani che potranno andare a votare i quesiti referendari saranno circa 50,4 milioni. I milanesi sono chiamati alle urne anche per cinque referendum consultivi di carattere ambientale.La vera sfida, delineatasi nelle ultime ore di campagna elettorale, è sul quorum: i leader dei partiti che hanno deciso di partecipare al voto è di presentarsi al seggio presto la mattina della domenica. «È come scalare una montagna, ma il risultato è a portata di mano», ha detto Bersani. Gli ha fatto eco Antonio Di Pietro. Nella maggioranza, invece, nessuno invita a non andare a votare, ma dopo l’annuncio di Silvio Berlusconi, che al seggio non andrà, in molti sono scesi in campo per associarsi. Si distinguono alcuni amministratori locali e regionali, come la Polverini, Zaia e Alemanno che, invece, andranno a votare e sceglieranno anche alcuni "sì". L'appuntamento che ha chiuso la campagna referendaria è stato venerdì sera a Roma, a piazza del Popolo. Ed è qui che Bersani ha espresso le sue speranze. «Per 16 anni non ci siamo arrivati, questa volta lo possiamo afferrare: se allunghiamo la mano il quorum ci può essere. Per questo – ha ribadito – andrò a votare domenica mattina presto, per incoraggiare tutti a farlo». La maggioranza ha scelto il basso profilo per depotenziare l’appuntamento referendario, respingendo l’accusa del centrosinistra che chi non vota non fa il proprio dovere. «Il non voto è un diritto costituzionale», ha rivendicato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. E così Cicchitto: «Sono legittime tutte le posizioni: quella di chi vota sì, quella di chi vota no e quella di chi si astiene». Non è da meno la vice presidente dei deputati, Isabella Bertolini: «Non andare a votare è tra le possibilità previste per il referendum, che piaccia o meno a Bersani». Sulla stessa linea il presidente della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli: «Votare è un diritto, non un dovere. Ciascuno, quindi, potrà decidere se recarsi alle urne o potrà esercitare il proprio diritto di non andare a votare per far mancare il quorum. Io resterò a casa». Ma nel coro di astensionisti spiccano invece proprio alcuni amministratori locali che al seggio ci andranno. E voteranno anche alcuni "sì". Il sindaco di Roma Gianni Alemanno fa sue le parole di Napolitano: «Io farò il mio dovere di cittadino però penso che chi ha ruoli pubblici non debba interferire su un referendum che deve fare esprimere il popolo italiano». Va oltre la presidente del Lazio Renata Polverini: «Andrò a votare perché ho sempre votato, faccio il mio dovere di cittadina – spiega –. Sul nucleare naturalmente voterò per il sì. Per gli altri quesiti il voto è segreto. Comunque ritirerò tutte e quattro le schede». Non l’unico caso, visto che il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia ha annunciato da tempo il suo sì sia al nucleare che ai due referendum sull’acqua.