Il 12 giugno. Referendum: ecco i cinque quesiti sulla giustizia / Guida al voto
Sono 5 le schede referendarie
Domenica 12 giugno, nel giorno in cui è prevista anche la tornata elettorale per le amministrative, 51 milioni e mezzo di cittadini italiani aventi diritto al voto saranno chiamati a pronunciarsi sui cinque referendum sulla Giustizia promossi da Lega e Partito Radicale, giudicati ammissibili a febbraio dalla Corte costituzionale e indetti dal presidente della Repubblica per decreto, il 6 aprile scorso. I due partiti promotori ne avevano presentato un sesto, sulla responsabilità civile dei magistrati, ma la Consulta lo ha ritenuto inammissibile, al pari di altri due, uno sulla cannabis e l'altro sul cosiddetto "omicidio del consenziente".
Quando si vota
La tornata referendaria si svolgerà nella sola giornata di domenica. I seggi saranno aperti dalle ore 7 alle ore 23 e lo scrutinio delle schede inizierà dopo la chiusura delle urne, dando precedenza allo spoglio dei risultati del referendum anche dove si svolgano contestualmente le elezioni amministrative. Al voto possono partecipare i 51,5 milioni di italiani con diritto al voto. Ma affinché ciascuna consultazione sia valida, come stabilisce l'articolo 75 della Costituzione, dovrà partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e dovrà essere raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. Trattandosi di referendum abrogativi (ossia che puntano a ottenere l'abrogazione totale o parziale di una norma esistente), affinché la legge oggetto del quesito sia abrogata, ovviamente la maggioranza dei voti espressi deve essere un sì.
Misure legate al Covid-19
Chi si reca ai seggi per votare, potrà non indossare la mascherina, ormai non più obbligatoria (anche se resta "fortemente consigliata"). Anche i positivi al Covid in cura in ospedale possono votare nelle sezioni ospedaliere o nei seggi speciali. Mentre i malati in isolamento o cura nel proprio domicilio debbono far pervenire in anticipo (fra 10 e 5 giorni prima del voto) al sindaco del comune in cui si è iscritti alle liste elettorali una dichiarazione in cui affermano di voler votare, fornendo il proprio indirizzo.
I singoli quesiti e la riforma Cartabia
Su cinque quesiti complessivi, tre - cioè quelli relativi alla separazione delle funzioni dei magistrati, all'intervento degli avvocati nei consigli giudiziari e alla cancellazione delle firme per le liste di candidati al Csm - toccano materie sulle quali intervengono anche alcune norme contenute nella riforma dell'ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura disegnata dal "pacchetto Cartabia”. La riforma, attualmente, è ancora al vaglio del Senato dopo esser stata approvata dalla Camera dei deputati.Ma vediamo nel dettaglio i contenuti di ciascuno dei cinque referendum.Quesito 1: abolizione della legge Severino
Quesito 2: limitazione delle misure cautelari
Per il secondo referendum, la scheda è arancione. In questo caso, i proponenti chiedono di limitare i casi di applicazione delle misure cautelari (le restrizioni di libertà come custodia in carcere o ai domiciliari, obbligo di firma e altre a cui un indagato può esser sottoposto prima di una sentenza). A elencare i presupposti per l'applicazione delle misure cautelari (pericolo di fuga, rischio di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato da parte dell'indagato) è l'articolo 274 del codice di procedura penale. Il quesito propone di abrogare l’ultima parte del suddetto articolo, in cui si prevede la possibilità, anche per reati di minor gravità, di motivare la custodia preventiva con il pericolo di reiterazione, motivazione usata di frequente - sostengono i promotori del referendum - per trattenere gli indagati anche a lungo prima di una sentenza di condanna o di assoluzione. Resterebbe comunque la misura cautelare per i reati più gravi. Ma chi difende le ragioni del no, ritiene che per diverse tipologie di reato (come la truffa, alcuni crimini fiscali o anche lo stalking) il rischio di reiterazione esista e dunque la custodia cautelare abbia un senso.
Quesito 3: magistrati e separazione delle funzioni
Quesito 4: valutazioni sull'operato delle toghe
Scheda grigia per il quarto referendum, che chiede l'abrogazione delle le norme riguardanti le competenze dei membri laici (giuristi o avvocati) in seno ai Consigli giudiziari. L'intento dei proponenti è evitare che, come invece accade adesso, la componente laica sia esclusa dalle discussioni e dalle valutazioni in merito alla professionalità dei magistrati, che oggi viene demandata esclusivamente a chi indossa la toga. Chi vota sì, apre alla possibilità che docenti universitari di materie giuridiche e rappresentanti dell'avvocatura dispongano del diritto di voto sia nelle deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione che in quelle dei Consigli giudiziari a livello territoriale. Ciò, a detta dei proponenti, abbasserebbe il tasso di «autoreferenzialità» nei giudizi sul lavoro delle toghe, in linea di massima sempre favorevoli. Sul punto, va ricordato, interviene pure l'articolo 3 della riforma Cartabia, una norma di delega (e non di diretta applicazione) che tuttavia apre al solo intervento dell'avvocatura nei consigli giudiziari.