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Referendum, economia, inchieste Inizia un lungo 'uno contro tutti', in 6 mesi il premier si gioca tutto

domenica 3 aprile 2016
Con l’affaire-petrolio il conflitto politico ha fatto un salto di qualità. Se è vero come ha scritto ieri Renzi nella sua mail settimanale ai militanti - che nessuno dei nemici del premier vuole davvero il voto anticipato, è altrettanto vero che il presidente del Consiglio non può subire una strategia di logoramento da parte di M5S, centrodestra e minoranza dem. Perciò le prossime settimane saranno decisive - dal punto di vista di Palazzo Chigi - per tastare gli umori del Paese. E ieri, in fondo, Matteo Renzi ha voluto far capire - soprattutto alla sinistra Pd e al centrodestra 'moderato' - che il dominus del voto anticipato resta lui. In questo frangente rimettere sul tavolo la 'pistola carica' del ricorso alle urne serve per ridimensionare i fattori di conflitto almeno all’interno del Pd e con quel pezzo di mondo berlusconiano che trova poco soddisfacente ritrovarsi in un cartello a trazione-Salvini. Tuttavia non è facile controllare questa fase politica. I prossimi mesi somiglieranno ad un vero e proprio 'uno contro tutti'. Qualsiasi sia l’esito della direzione di domani, ad esempio, è cosa risaputa che numerosi parlamentari dem stanno facendo campagna sui territori per il «sì» al referendum del 17 aprile. Insomma, contro la linea Renzi relativa all’energia e alle trivelle c’è praticamente il resto del mondo politico. Anche alle amministrative di giugno i candidati Pd a Roma, Napoli e Milano sanno di non poter contare per intero sulla sinistra del partito. Bastano due risultati non del tutto soddisfacenti a questi due appuntamenti per dare coraggio in vista del referendum costituzionale di autunno a quella che il premier ha definito «santa alleanza contro il cambiamento ». E anche se si guarda alla prossima battaglia congressuale nel Pd, lo schema sarà lo stesso: Renzi contro tutti. Nel fronte avverso all’attuale segretario correranno dirigenti ed ex dirigenti di sinistra e diversi agguerriti governatori carichi di consenso. Se il premier ha alzato i toni, vuol dire che da qui al 2017 vuole chiudere tutti i conti. Marco Iasevoli © RIPRODUZIONE RISERVATA