Lavoro. Il Pd va verso l'abolizione dei voucher per evitare il referendum
I voucher lavoro sono stati introdotti nel 2003, fissata la data per il referendum
Si va verso l'abolizione integrale del voucher, soprattutto per evitare il ricorso al referendum indetto dalla Cgil e fissato dal Consiglio dei ministri per il 28 maggio prossimo. I voucher, o buoni lavoro, nati per il pagamento di lavori accessori e saltuari, aveva conosciuto tali e tanti abusi che la Cgil aveva promosso un referendum per l'abolizione. Ora sostanzialmente la Commissione Lavoro della Camera ha recepito un emendamento del Pd che abolisce totalmente questo strumento, regolato da tre articoli del disegno di legge 81 del 2015 (Jobs Act). L'orientamento della Commissione è quindi quello di votare l'emendamento, oggi pomeriggio. Una scelta «molto deludente, anche politicamente», quella della maggioranza, secondo il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
I referendum abrogativi su voucher e appalti
Il Consiglio dei ministri ha fissato al prossimo 28 maggio i referendum abrogativi in materia di appalti e voucher ma al tempo stesso lavora per evitare che si vada alle urne. Sulla questione dei voucher, in Parlamento sembra però esserci un accordo per cercare di evitare il referendum ma per farlo serve una legge o un decreto. Due le strade percorribili: limitarne l'uso solo a famiglie, imprese senza dipendenti e studi professionali o l'abolizione totale dello strumento, ipotizzata dal Pd.
Nella maggioranza prende piede l'ipotesi di cancellare del tutto i voucher, come chiede il quesito referendario, e di superare anche le norme sugli appalti così da annullare del tutto l'appuntamento del 28 maggio. La decisione è stata presa in una riunione del Pd con l'obiettivo di approvare il testo in Commissione Lavoro e trasformarlo in un decreto da approvare già venerdì in consiglio dei ministri.
"Circoscrivere l'uso dei voucher alle sole famiglie significa cancellarli del tutto". Questa l'opinione del presidente dell'Inps, Tito Boeri, che richiama a una riflessione sui numeri. "È opportuno essere consapevoli che oggi solo il 3% dei voucher viene utilizzato direttamente dalle famiglie", ha spiegato Boeri.
Cosa sono i voucher
Il referendum presentato dalla Cgil propone di cancellare del tutto i buoni lavoro istituiti dalla legge Biagi nel 2003. Erano stati creati per retribuire i lavoretti occasionali (come pulizie, ripetizioni scolastiche, giardinaggio) svolti da casalinghe, studenti e pensionati (fino a un massimo di 5mila euro di compensi all’anno) ma sono stati via via liberalizzati nel corso degli anni e dalla legge è stata eliminata la dizione «di natura meramente occasionale». Attualmente, secondo il Jobs Act, possono essere usati per remunerare qualsiasi attività entro un tetto di 7mila euro l’anno per lavoratore. All’inizio i voucher impiegavano qualche decina di migliaia di persone l’anno, nel 2006 si era saliti a 617 mila e nel 2015 si è arrivati a quasi 1,4 milioni di lavoratori coinvolti.
Il quesito sugli appalti
Il secondo quesito praticamente chiede che ci sia una uguale responsabilità (responsabilità solidale) tra appaltatore e appaltante nei confronti di tutto ciò che succede nei rapporti di lavoro. Si richiede invece l'abrogazione di parte dell'art. 29 della Legge Biagi.
La data delle amministrative
Il Cdm non ha invece ancora stabilito la data delle elezioni amministrative, che riguardano oltre 1.000 Comuni. Nelle scorse settimane fonti di governo hanno indicato come data possibile l'11 giugno. Da più parti, Cgil in testa, si chiede eventualmente di accorpare le due date del voto per tagliare i costi.