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L'INTERVISTA. Reding: «Dall'Italia ci aspettiamo riforme e responsabilità»

Giovanni Maria Del Re domenica 15 settembre 2013
I partiti italiani dimostrino senso di responsabilità nell’interesse dei cittadini. Inoltre l’Italia ha urgente bisogno di riformare la giustizia civile, che resta troppo lenta e inefficiente. Il vicepresidente della Commissione Europea, Viviane Reding, responsabile dei dossier Giustizia, diritti e cittadinanza, non è ancora soddisfatta della situazione italiana. Neppure, però, è entusiasta della situazione europea, troppa ancora la distanza dei cittadini, con il rischio del divampare dei populismi. "Avvenire" la intervista nell’imminenza di una nuova edizione, domani al Palazzo dei Congressi diTrieste, del dialogo con i cittadini, con la partecipazione anche del ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi. Già 28 eventi di questo genere sono stati organizzati in tutta l’Ue. «La lezione che ne ho tratto – dice Reding – è che in generale, in tutta l’Ue, la gente vuole più Europa, anche magari per risolvere problemi che sono di pura competenza nazionale. Trovo molto incoraggiante questo entusiasmo, e spero che ciò porterà a un’alta partecipazione alle elezioni europee del prossimo maggio».Già, però intanto si sente più parlare di un allontanamento dei cittadini dall’Ue…L’Europa non è per i politici, ma per i cittadini. Eppure, effettivamente, in tutta l’Unione solo il 39% dei cittadini ritiene che la loro voce conti nell’Ue. In Italia è meno del 30%. La miglior risposta è convincerli che possono fare la differenza e mostrare che lavoriamo per loro, e che l’Europa produce benefici tangibili per loro.Pocanzi parlava degli italiani, che ultimamente sembrano meno europeisti di prima. Perché, secondo lei?Beh è la domanda che porrò loro a Trieste. Del resto, ci sono anche elementi incoraggianti. Ad esempio, in base a consultazioni dello scorso anno sui diritti dei cittadini, è emerso che ben l’80% degli italiani che vi hanno partecipato ritengono che l’Ue debba diventare un’unione politica, contro una media del 31%.C’è chi teme un’avanzata dei partiti populistici alle europee di maggio… Momenti di incertezza economica tendono ad alimentare movimenti estremistici. E i leader europei dovrebbe evitare di cedere a una retorica populista, e continuare a lavorare con le istituzioni europee. L’Europa non è il problema, ma la soluzione. E’ questa la migliore risposta ai populisti. Le elezioni europee del 2014 saranno il momento della verità, che dovrà esser ben preparato, con dibattiti sul futuro dell’Europa mostrando ai cittadini che la loro voce conta.La preoccupano le turbolenze politiche in Italia?Certamente stiamo seguendo con grande attenzione l’evoluzione del dibattito politico in Italia. Abbiamo fiducia nella democrazia italiana, e contiamo che i partiti politici sapranno assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei cittadini, che li hanno eletti perché prendano le decisioni migliori per il Paese.Lei da commissario alla Giustizia ha più volte criticato lo stato della giustizia italiana. Che cosa la preoccupa di più?Vede, nel quadro del Semestre europeo, quest’anno abbiamo elaborato uno scorebord sulla giustizia nei vari stati membri Ue. Ebbene, salta agli occhi che i procedimenti della giustizia civile e commerciale in Italia richiedono in media 800 giorni per concludersi. Ecco perché la Commissione ha chiesto più volte all’Italia di ridurre questi tempi. La giustizia ritardata è una giustizia negata. Aggiungo che l’attrattività di un paese come luogo di investimento e per fare affari può trovare slancio solo di fronte a un sistema giudiziario indipendente ed efficiente.Vede progressi?Il governo italiano è ben consapevole del problema, e confido che, con il nostro aiuto, l’Italia potra continuare ad attuare le riforme giudiziarie necessarie per assicurare che il sistema funzioni e sia davvero efficiente.Tornando all’Europa, recentemente Lei ha evocato la possibilità di un nuovo "meccanismo per lo Stato di diritto" nell’Ue.Vede, parallelamente alle crisi economiche e finanziarie, l’Ue si è trovata di fronte in varie occasioni a vere e proprie crisi sul fronte dello Stato di diritto. E l’esperienza ha dimostrato che la Commissione può agire come arbitro indipendente e obiettivo. Per questo il presidente José Manuel Barroso ha annunciato mercoledì scorso che la Commissione presenterà un piano per un nuovo meccanismo per lo stato di diritto in Europa. Questo potrà esser fatto in due stadi: dapprima, utilizzando quanto già presente nei trattati Ue, ad esempio attuando procedure d’infrazione con messa in mora degli Stati che violino i principi fondamentali dell’Unione. In un secondo tempo, si può passare a un nuovo meccanismo vero e proprio a difesa dello Stato di diritto, emendando i trattati.