Reddito e Quota 100, piani per il futuro. Si studia una app e rispuntano i lavori utili
Gennaio 2019: Conte tra Di Maio e Salvini per il varo del Reddito di cittadinanza e Quota 100
Chissà se mentre ne annunciavano le approvazioni, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte fosse veramente convinto della bontà di quello che stava facendo. Alla sua destra aveva Luigi Di Maio, allora ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, a sinistra Matteo Salvini, all’epoca titolare del Viminale. Entrambi vicepremier, entrambi sorridenti. Ognuno con i propri cavalli di battaglia: il Reddito di cittadinanza per il Movimento 5 stelle, Quota 100 per la Lega.
Era il 17 gennaio dello scorso anno e i tre - insieme a Palazzo Chigi - davano il via libera alle due misure studiate per favorire l’entrata e l’uscita dal mondo del lavoro. A firma Conte-1, ma che adesso invece - nella fase 2, con l’ingresso dei dem e l’uscita dei leghisti - lo stesso premier sta rivedendo. Smontando e smussando il più possibile. Due giorni fa l’annuncio, al festival dell’Economia di Trento: nessun rinnovo di 'Quota 100' alla scadenza, a fine 2021, come d’altronde era abbastanza scontato, ormai; cambiamenti al Rdc. E un ultimatum neanche troppo velato: «In sei mesi voglio un sistema che funzioni», non come oggi che di fatto è solo assistenza. Il 30 settembre il calendario segnerà i primi 18 mesi dall’introduzione del reddito: un mercoledì importante per 410mila famiglie (arriveranno poi a quasi 635mila fino a dicembre), che potranno - solo dopo trenta giorni - rinnovare la richiesta di assegno mensile.
E se da un lato il reddito è stato un aiuto economico importante, mettendo a segno uno degli scopi per cui è nato, solo per un quinto della platea ha raggiunto anche l’altro: l’inserimento nel mondo del lavoro. Sono infatti solo poco più di 220mila le offerte recapitate dai navigator - operativi da un anno - ai beneficiari di assegno (quasi 1,2 milioni). Numeri troppo bassi, che hanno portato il premier a chiedere ai ministri del Lavoro e dell’Innovazione - Nunzia Catalfo e Paola Pisano - una collaborazione per un sistema informatico nazionale, che diventi poi una vera e proprio app per favorire l’incontro tra domanda e offerta, rendendo quindi difficile rifiutare il lavoro. Creare occupazione e investire sul cittadino al meglio i miliardi (8,5 l’anno spesi finora), messi a bilancio: «Chi prende il Reddito deve fare 8 ore di lavori di pubblica utilità», ha detto Di Maio.
E poi, quasi a ventilare un 'sabotaggio': «Su 8mila Comuni solo in 400 hanno fatto i regolamenti per queste attività». Tabula rasa invece per Quota 100, che a partire dal 2022 non verrà rinnovata. Una notizia non gradita dalla Lega. Con Salvini che ha annunciato barricate in Parlamento, forte del sostegno dei suoi e del centrodestra. Niente più pensione a 62 anni con - almeno - 38 di contributi, ma ora si rischia uno 'scalone' di 5 anni (da 62 a 67 anni). Per questo la ministra Catalfo ha convocato un tavolo con i sindacati per il 14 ottobre. Al vaglio del governo ci sarebbero diverse ipotesi. Ad esempio: 'Quota 102', la pensione a 64 anni e 38 di contributi, con un taglio che oscilla tra il 2,8 e il 3%. Costo: 8 miliardi di euro. Altra idea di Palazzo Chigi: differenziare le professioni, promuovendo uscite agevolate per le categorie che possono essere incluse in quelle dei lavori usuranti. Una lista composta, per ora, da 15 professioni gravose.
C’è poi anche 'Quota 41', ovvero la pensione per tutti coloro che hanno 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Misura che avrebbe anche il placet di Salvini, a patto che sia fatta «senza penalizzazioni». Molto difficile per Palazzo Chigi. L’auspicio di Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni familiari, è che «diventino finalmente misure a dimensione familiare».