La manovra. Reddito e pensioni: guerra di cifre tra Lega e M5s
Sulla manovra è guerra di cifre fra M5s e Lega sui fondi a disposizione per le misure prioritarie. Per il leader del Carroccio Matteo Salvini ci saranno 7-8 miliardi per la riforma della Fornero e 8 per il reddito di cittadinanza. Cifre smentite da fonti del M5s che ribadiscono i 10 miliardi per il reddito diffuse ieri e commentano: "Forse era confuso". Di Maio assicura che "i soldi per tutte le misure cisono" e si prevede "che tutta la platea abbia il reddito di cittadinanza e si superi la legge Fornero con quota 100 vera", poi conferma la fiducia a Tria e apre a un "confronto vero" conl'Ue. Spread a 280 punti, Borsa a -0,5%.
Luigi Di Maio ieri cantava vittoria perché l’obiettivo della doppia cifra verrà centrato. «Come avevamo promesso nella 'manovra del popolo' ci saranno 10 miliardi per il reddito di cittadinanza e le pensioni di cittadinanza, di cui 1 miliardo per il rafforzamento dei centri per l’impiego», esulta il vicepremier a sera in diretta Facebook annunciando la cena con i parlamentari del M5s per festeggiare tutte le 'conquiste pentastellate' ottenute nella legge di Stabilità in via di definizione. «Le banche hanno avuto fin troppe agevolazioni e adesso inizieranno ad averne un po’ di meno», aggiunge preannunciando tagli. «Ci sarà anche un fondo per i truffati dalle banche che verranno risarciti». Ma dello schema con le linee guida del reddito di cittadinanza che dallo staff del vicepremier avevano garantito di diffondere entro la giornata di ieri non c’è traccia.
«Non abbiamo ancora nulla di pronto, è tutto in divenire», è la giustificazione che viene data a tarda sera. I confini del reddito si fermano alle affermazioni di Di Maio: «Sarà erogato su una carta e questo permetterà la tracciabilità impedendo l’evasione o spese immorali con soldi che servono invece ad assicurare la sopravvivenza minima per l’individuo». L’assenza di parametri indicati nero su bianco è però la logica di conseguenza dello scontro sul punto che è esploso dentro il governo. Il cavallo di battaglia grillino è stato il tema più controverso del vertice di Palazzo Chigi tra i big dell’esecutivo. Una riunione durante la quale va in scena un braccio di ferro in cui Giovanni Tria tenta in ogni modo di abbassare le pretese di Di Maio. Tanto che il numero uno del Mef si presenta con una serie di stime economiche immaginate nel caso in cui lo spread dovesse toccare quota 400 punti.
Scenari catastrofici e un’avventura di governo destinata a quel punto a chiudersi in largo anticipo. «Se il differenziale anche solo si avvicinasse a quella soglia i conti del Paese non terrebbero e anche noi saremmo costretti a mollare», è il succo dell’allarme lanciato dal ministro dell’Economia. Allora le divergenze di vedute dentro l’esecutivo si palesano apertamente nel corso del consulto. Matteo Salvini prova a non schierarsi lasciando che sia l’altro azionista di maggioranza del governo gialloverde a sgolarsi per la 'sua' battaglia. Anche perché nel frattempo dentro il Carroccio cresce il malumore per uno stanziamento per reddito del M5s considerato «eccessivo». È il culmine di una giornata che trascorre tra un susseguirsi di diverse ipotesi sul destino della misura 'di cittadinanza'.
Nel primo pomeriggio, per esempio, dal Tesoro fanno filtrare l’idea di un sostegno alle fasce più povere non strutturale. Una sorta di test da provare per un anno. L’opzione del reddito di cittadinanza in via sperimentale, però, non regge neanche pochi minuti per la dura opposizione del capo M5s. «Se si annacqua il reddito facciamo saltare tutto », minaccia. Così cade subito la soluzione proposta da via XX Settembre per limitare al prossimo anno l’effetto sui conti senza incidere nei bilanci 2020-2021. Di Maio si impunta anche sui tempi. «Tutto parte nei primi tre mesi del 2019 e si comincia col dare una pensione dignitosa a chi ha la 'minima', e il reddito di cittadinanza a chi sarà reinserito lavorativamente. Datemi solo il tempo di mettere a posto i centri per l’impiego e un software per gestirli», sono le parole finali del monologo diffuso via social network. Tra parametri e criteri per l’erogazione, tuttavia, sono ancora tanti i nodi da sciogliere. È ancora da risolvere pure il rebus della 'casa di proprietà', ovvero il criterio e le modalità di calcolo per la riduzione del reddito a chi possiede un immobile. Per ora si resta fermi a quanto dichiarato dal leader M5s 48 ore fa: «Se si ha la casa di proprietà verrà stornato nel caso l’affitto imputato».
Dai vertici del Movimento si ribadisce come il reddito di cittadinanza non abbia affatto carattere assistenzialista. Anzi, la convinzione è che aumentando le risorse alle fasce più povere si creerà un circolo virtuoso con benefi- ci anche per i consumi interni. A fa scricchiolare le certezze grilline ci sono però i dati Istat relativi al secondo trimestre dell’anno: il reddito disponibile è aumentato dell’1,3% ma i consumi si sono mossi ben poco, segnando un asfittico +0,1%. In pratica, tra aprile e giugno le tasche degli italiani si sono riempite un po’ di più, ma senza che ciò si sia tradotto in un aumento della spesa.