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Dopo il voto. Meloni cauta, Salvini polemico, opposizioni deluse: le reazioni in Italia

Massimo Chiari mercoledì 6 novembre 2024

Meloni e Musk insieme nell'ultima trasferta americana della premier

Ora c'è una corsa a chi è più vicino a Trump. A chi ha creduto di più e da prima alla vittoria di Trump. Matteo Salvini è veloce a mettere in chiaro le cose. «Sono contento di essere stato uno dei pochissimi in Italia che non ha mai nascosto la sua preferenza per Donald Trump. Qui è un ragionamento di logica e interesse nazionale italiano: un mondo più pacifico significa lavorare più tranquillamente», ripete il vicepremier. È un colpo basso agli alleati di centrodestra. E a una domanda netta risponde in maniera netta: dentro Fi e dentro FdI tutti erano convinti come lui e come la Lega che Trump fosse la migliore delle soluzioni? «No. Penso che altri anche nel centrodestra la pensassero in modo diverso, mi sembra evidente... Ma così come accade per altre questioni europee, la Lega ha una posizione chiara». Non c'è un problema di governo. La vittoria di Trump e i diversi livelli di fiducia verso il neo presidente Usa - assicura ora Salvini - «non intacca l'azione di governo che è un'azione italiana».

Sono ore per capire quale sarà il rapporto Italia-Usa o meglio Italia Trump. Meloni sa di avere un ruolo. Sa che potrà contare sull'amicizia forte con Elon Musk in questo momento l'uomo più vicino e più ascoltato da Trump. E sa che la vera sfida è lavorare fianco a fianco con gli Usa. Europa e America. Ursula Von der Leyen e Donald Trump. Con Meloni che conosce bene i due decisa a giocare un ruolo per avvicinare le parti. La premier parla su X. Un messaggio asciutto. Per "salutare" la vittoria di Trump. Per ricordare come «Italia e Stati Uniti sono nazioni sorelle, legate da un'alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia...». E per puntellare un patto di collaborazione che c'era e ci sarà. «C'è un legame strategico che sono certa ora rafforzeremo ancora di più», ripete la premier.

Il centrodestra italiano applaude al ritorno di Trump. Matteo Salvini è il primo a mettere in fila i perché il risultato del voto americano farà bene al mondo. «Taglio delle tasse, lotta all'immigrazione clandestina, il ritorno alla pace come priorità... Il presidente Trump farà gli interessi dei cittadini americani, come è giusto che sia. Se, nel perseguire questi interessi, si riuscisse a creare un nuovo equilibrio internazionale, con la chiusura dei conflitti tra Russia e Ucraina e Israele e Palestina, sarebbe l'intero mondo a guadagnarci». Si cerca ancora di capire come cambierà il rapporto Usa-Ue. Paolo Gentiloni, commissario europeo all'Economia è sintetico: «L'America ha scelto Trump. Ora molto dipenderà dall'Europa: deve essere più unita e più forte». Cosa teme l'Europa? Forse i dazi sui prodotti europei e italiani che potrebbero venire introdotti da Trump? Salvini scuote la testa: «La Cina protegge i suoi mercati, gli Stati Uniti proteggono i loro mercati. E l'Europa si deve svegliare». E ancora: «Spero che Bruxelles tragga una lezione da questa elezione, penso al settore dell'auto con la decisione di mettere al bando dal primo gennaio 2035 tutte le auto del mondo che non siano elettriche solo in Europa, significa dare un grande vantaggio competitivo agli Stati Uniti e alla Cina. E non è colpa di Trump, non è lui il cattivo, è colpa di qualche fesso che per ignoranza o malafede a Bruxelles mette a rischio 14 milioni di posti di lavoro nel settore dell'auto».

Il centrodestra riflette e pensa a come sfruttare un possibile traino. Il centrosinistra e le opposizioni in generale raccontano un'altra storia. «La vittoria di Trump è a tutti gli effetti una sciagura per i diritti, per lo stato di diritto, per le minoranze, per la libertà, per la lotta al cambiamento climatico. Ma soprattutto rischia di essere una sciagura per l'Europa, che potrebbe trovarsi da sola a dover affrontare l'invasione di Putin in Ucraina, la questione mediorientale, il surriscaldamento globale, una crisi industriale senza precedenti, la conversione ecologica, la competizione cinese. È in questo momento che si sente la mancanza di una vera integrazione politica europea, che renda l'Ue un vero attore globale. È il momento della verità: o l'Europa diventa una vera Unione o precipiterà all'indietro», dice il segretario di Più Europa, Riccardo Magi. Poi Carlo Calenda. «L'elezione di Trump conferma tante cose che purtroppo già sapevamo sulla politica di questo decennio: paura e rabbia come principale meccanismo di voto; noncuranza verso l'etica pubblica e trionfo dei conflitti di interesse; politica come capacità di intrattenere ed essere star prima che statisti; irrilevanza sostanziale dei risultati di governo», scrive sui social il leader di Azione che affonda il colpo più duro: «Ora l'Occidente vive la sua ora più buia. Separato, indebolito e incapace di ricostruire una leadership fondata sui valori che ne avevano fatto il punto di riferimento di chi desiderava vivere in un sistema libero e giusto. L'Europa, se vuole esistere ancora nell'era Trump, deve fare un salto di qualità immediato. Trump proverà a danneggiarci non solo indebolendo la posizione verso la Russia, scardinando la Nato e imponendo i dazi, ma anche costruendo alleanze con le personalità - Orban in primis - che non vogliono un'Europa più forte. Siamo soli e siamo divisi. Per chi come noi ha sempre creduto nell'idea di un Occidente forte, persuasivo e capace di tutelare la democrazia liberale nel mondo, è davvero un brutto momento, indubbiamente il peggiore dal fine della seconda guerra mondiale».