La popolazione straniera in Italia, negli
ultimi due decenni, è cresciuta da 500mila a 5,5 milioni di unità. Sono la
ventunesima regione italiana, il corrispettivo di un nuovo Veneto o di
una seconda Sicilia. Gli stranieri registrati in Italia il primo
gennaio 2014 sono cinque milioni e mezzo, cinquecentomila in più
rispetto all'anno precedente. Di questi gli irregolari
rappresenterebbero il 6%, ben al di sotto del 50% registrato nei primi
anni '90. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Ismu
sulle migrazioni, presentato oggi a Milano durante il convegno
Metropolis 2014, dedicato quest'anno alle "Migrations".
Mercato del lavoro: «irreversibilmente multietnico». Da 200mila a 2,3 milioni di lavoratori
stranieri regolari in Italia: è l'aumento registrato dal 1991 al 2013 che ha
reso il mercato del lavoro italiano "irreversibilmente multietnico". É
quanto emerge dal XX rapporto presentato stamani
al Mico che evidenzia una crescita di occupati stranieri di 1 milione e
187mila unità tra il 2005 e il 2013 proprio quando gli occupati italiani
sono diminuiti di 1milione e 329mila. Anche la disoccupazione è diventata,
dal canto suo, multietnica tanto che nello stesso arco di tempo gli immigrati
in cerca di occupazione sono quadruplicati, arrivando a rappresentare un
sesto del totale dei disoccupati. Anche negli anni di crisi, la crescita di
occupati stranieri dai dati Ismu presenta una crescita, proprio nel 2013 sono
aumentati ancora di 22mila unità quando quelli italiani sono diminuiti di
mezzo milione.
Nel rapporto presentato stamani si entra anche nel merito delle tipologie di
lavoro svolto e allora ecco emergere come neanche uno straniero su 10 tra
quello diplomati o laureati svolge un lavoro qualificato (dati Eurostat 2013)
e in generale 4 stranieri su 10 sono sovraistruiti rispetto alla mansione
svolta, nel caso delle donne si supera il 50% dei casi.
Scuola: effetto seconde generazioni. Più alunni stranieri, più distribuiti
sull'intero ciclo scolastico e sempre più di seconda generazione, con una
maggiore predilezione, nella scuola secondaria, per licei e istituiti tecnici
rispetto ai professionali preferiti fino a qualche anno fa. È quanto emerge
in ambito scolastico dal XX rapporto Ismu sulle migrazioni in Italia
presentato stamani al MiCo.
Nell'ultimo decennio la presenza straniera nelle classi italiane è passata
da 30mila (0,3%) a 802mila unità (9%): la crescita è esponenziale e appare
oramai evidente come, senza il contributo degli stranieri, il numero di
iscritti alle scuole italiane avrebbe subito un reale ridimensionamento.
Sempre nell'ultimo decennio, oltre ad aumentare, la popolazione scolastica
straniera si è anche distribuita nei vari cicli scolastici rispecchiando in
modo più aderente le caratteristiche di quella complessiva. Oggi gli
studenti stranieri nella scuola primaria incidono per il 10%, nella
secondaria di secondo grado per il 6,8%, nella secondaria di primo grado del
9,6% e nelle scuole di infanzia del 10,1%.
Se nell'ultimo decennio del secolo scorso gli alunni stranieri erano per lo
più nati all'estero, il più recente aumento, secondo i dati presentati
oggi, è dovuto soprattutto ai giovani di seconda generazione che hanno
spostato anche le preferenze nelle scelte delle scuole secondarie.