LA RICERCA. Ismu: l'Italia non è più meta ambita per i migranti
L'Italia non è più una meta ambita per i migranti. Dal 2010 al 2011 il loro numero è cresciuto nel Belpaese solo dello 0,5%, pari a 27mila persone. Gli stranieri erano 5milioni e 403 mila al 1 gennaio 2010 ed erano 5milioni e 430mila un anno dopo. «La cause della battuta d'arresto vanno cercate nel perdurare della crisi economica che ha investito l'Italia e l'Europa», si legge nel diciottesimo rapporto Ismu, presentato questa mattina a Milano. In compenso sono in forte aumento gli italiani che emigrano all'estero: nel 2011 sono stati 50mila, il 9% in più rispetto al 2010. Attualmente vivono fuori dall'Italia circa 4,2 milioni di connazionali, «non molto meno degli stranieri in Italia», fanno notare i ricercatori Ismu.
Cambia però anche il volto dell'immigrazione in Italia. I figli di immigrati extracomunitari nati nel nostro Paese sono 500mila, tanto che ora rappresentano il 23,9% di tutti gli immigrati con un incremento del 2,4%. Anche tra i banchi si registra una presenza sempre in crescita: nell'anno scolastico 2011-2012 gli alunni stranieri sono stati 755.939, pari all'8,4% della popolazione studentesca, in crescita del 6,45%. Per ora è ancora nella scuola primaria a raccogliere la maggioranza degli iscritti (9,5% sul totale dei piccoli alunni), anche se l'aumento annuo più significativo ha riguardato le scuole secondarie di secondo grado. Nel futuro crescerà in maniera significativa anche il numero di immigrati over 65. «Saranno nuovi pensionati, che nella loro vita professionale hanno iniziato tardi a versare i contributi e in modo saltuario», commenta Giancarlo Blangiardo, demografo dell'Ismu. Nel 2041 gli stranieri over 65 saranno 1,6 milioni e nel 2060 tre milioni (oggi sono 100 mila). Sono dati da tenere in considerazione, che oggi ci dicono quel che sarà domani - aggiunge Blangiardo -. I flussi immigratori hanno subito una brusca frenata, e ora c'è la possibilità di lavorare meglio sull'integrazione. La popolazione straniera in prospettiva diventerà sempre più matura».Criminalità: un denunciato su tre è straniero.Uno su tre fra i denunciati per reati è straniero. Nel 2011 sono finite nelle maglie della giustizia 930.521 persone, di cui 295.785 stranieri, ovvero il 31,8%, in linea con gli anni scorsi (solo nel 2008 c'è stato ilpicco del +35 per cento). Rispetto al 2010 l'aumento è del 7,8% (da 274.364 a 295.785), poco superiore a quello degli italiani (del 7%). È la crisi economica a incidere sulla tipologia dei reati commessi dagli stranieri. Sono in crescita infatti quelli contro il patrimonio: i furti segnano un più 31,8% rispetto al 2010, mentre le rapine un più 38,1 per cento. In diminuzione invece i reati contro la persona (omicidi, violenza sessuali etc.): -5,1% sul 2010. In particolare gli stranieri commettono per lo più furti in esercizi commerciali, il 59,5% (più 15,6% sul 2010), furti in abitazione 48,7% (più 52,5%) e rapine in abitazione 48,7% (+43,6%).
Cesareo: «Sanatorie inadeguate, rivedere la legge».Riforma della legge sull'immigrazione e di quella sulla cittadinanza. È quanto chiede Vincenzo Cesareo, segretario generale della Fondazione Ismu. «Le sanatorie sono state inadeguate -ha detto-. Occorre rivedere i meccanismi d'ingresso nel nostro Paese». Sulla cittadinanza, l'Ismu propone uno ius soli temperato. «Per chi nasce in Italia si può prevedere che possano diventare cittadini una volta che hanno concluso il ciclo di studi della scuola dell'obbligo» ha spiegato Cesareo. Per gli adulti immigrati «invece va pensato ad un meccanismo che premi l'integrazione: come in Germania, dove i tempi previsti per la concessione della cittadinanza (otto anni) vengono accorciati se lo straniero frequenta corsi e supera alcuni test».È ora di rivedere i meccanismi di espulsione e la natura dei Centri di identificazione ed espulsione (Cie). Lo sostiene il prefetto Angelo Carbone,vice capo di gabinetto del ministro della Cooperazione. «I Cie sono ancora uno strumento importante, ma chiediamoci se il meccanismo di espulsione sia efficace. Abbiamo aumentato i tempi di reclusione di ben 18 volte: da un mese ai 18 di adesso. Chiediamoci: sono aumentate di 18 volte le espulsioni? Sicuramente sono aumentati i costi».