Il rapporto Migrantes. Sempre più difficile restare nel proprio Paese: 1 su 71 emigra
Migranti a bordo di un pattugliatore della Guardia di finanza dopo il salvataggio nel Mediterraneo
Scegliere di restare o di migrare. Non tutti si trovano nella condizione di poter scegliere. Oggi 114 milioni di persone (un abitante della Terra su 71 e, in cifra assoluta, sei milioni in più rispetto al 2022) non sono state libere di scegliere se restare. Perché sempre più numerosi sono i conflitti e sempre più gravi, in alcune aree del mondo, le situazioni di crisi economica o sociale e le difficoltà nel procurarsi cibo ed acqua, mentre si è sempre meno capaci, a livello globale, di gestire processi di pace e non lo si è ancora abbastanza nella salvaguardia del pianeta.
Se ne parla ne Il diritto d’asilo. Report 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare? (Tau Editri-ce 2023, p. 400), settima edizione del rapporto che la Fondazione Migrantes dedica al “mondo” dei rifugiati e delle migrazioni forzate.
«L’augurio - scrivono nell’Introduzione le curatrici Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti - è che questo volume possa anche quest’anno aiutare a costruire un sapere fondato rispetto a chi è in fuga, a chi arriva a chiedere protezione nel nostro continente e nel nostro Paese. E che ci aiuti a restare o ritornare umani, capaci finalmente - come diciamo nel titolo - di creare condizioni reali, e non solo di prospettiva a cui tendere, perché le persone siano libere di scegliere se migrare o restare».
"Anche guardando al secondo verbo di papa Francesco, quello che ammonisce sulla libertà di migrare - continua il Dossier -, non si può fare a meno di constatare, con amarezza, che le politiche europee e del nostro Paese stanno facendo di tutto per limitare l'ingresso a chi è in cerca di protezione. Benché esso sia tutelato da stringenti convenzioni internazionali, si accumulano le nuove norme che rendono più difficile sia l'accesso al territorio sia la possibilità, per chi ce l'ha fatta ad arrivare, di essere realmente riconosciuto e preso in carico". "Ciò avviene, tra l'altro - si legge ancora - attraverso i sempre più diffusi processi di esternalizzazione delle frontiere, l'accrescersi delle liste di Paesi cosiddetti sicuri, l'erosione delle prestazioni di accoglienza, la contrazione delle tutele garantite ai minori stranieri non accompagnati, la costruzione di centri di confino e segregazione, gli ostacoli all'effettiva fruizione del diritto di chiedere asilo".
Mediterraneo: più morti ma Ong ostacolate
Dall'1 gennaio al 31 luglio 2023 le navi gestite da organizzazioni della società civile, ricorda il dossier, sono intervenute in eventi Sar che hanno portato in salvo in Italia 3.777 rifugiati e migranti: il dato supera appena il 4% di tutti quelli che nel periodo sono sbarcati in Italia (89.157) fra eventi Sar in mare e sbarchi autonomi; se si guarda ai soli eventi Sar, la percentuale non raggiunge il 6%. In tutto il 2022 i rifugiati e migranti arrivati in Italia grazie a un soccorso in mare effettuato da Ong erano stati 12.005, l'11% di tutte le persone sbarcate e il 21% di quelle sbarcate dopo eventi Sar. "I battelli di salvataggio delle Ong hanno subito quest'anno ostacoli e direttive senza precedenti", afferma Fondazione Migrantes. Eppure, "malgrado queste azioni di dissuasione e deterrenza in mare, le persone continuano a partire da Libia e Tunisia, e a sbarcare in Italia. Perché? Perché i soccorsi delle Ong non sono un pull factor". Ma intanto, al 30 ottobre i migranti morti e dispersi nel Mediterraneo centrale dall'inizio dell'anno erano ormai 2.186: quasi 800 in più di quelli registrati in tutto il 2022.
Dal mondo con lo sguardo rivolto all’Europa
2022-2023: Solo passi indietro? - Il conflitto in Ucraina scoppiato nel febbraio 2022 ha contribuito all’aumento del numero di persone in fuga da guerre, conflitti, persecuzioni e diritti negati, che ha superato a livello globale i 110 milioni a metà 2023. Di questi, circa 35 milioni si trovano nel 2023 fuori dei confini del proprio Paese, alla ricerca di protezione e sicurezza. La maggior parte, circa il 70%, rimane in Paesi confinanti, e solo una piccola parte inizia un lungo e pericoloso viaggio verso l’Europa, che continua a presentare un’assoluta carenza di canali di ingresso legali e sicuri. Sono stati infatti poco più di 500 mila gli ingressi irregolari in Europa tra il 2022 e il 2023, mentre sono state più di un milione le richieste d’asilo presentate nello stesso periodo.
Le frontiere esterne dell’UE: una tragedia annunciata - Invece di creare vie di fuga sicure, orga-nizzare una rapida accoglienza e distribuzione di tutti coloro che cercano protezione alle frontiere esterne dell'Unione Europea e sviluppare procedure efficaci per documentare e prevenire le violazioni dei di-ritti umani ai confini, l'UE e i suoi Stati membri continuano a perseguire una politica di isolamento e di esclusione. I piani di "riforma" del Sistema europeo comune di asilo (CEAS) non promettono alcun miglioramento, tanto più se si analizzano le attuali prassi alle frontiere esterne dell'Unione, in particolare in Spagna e in Grecia. L'adozione della pessima riforma del CEAS non farebbe altro che legalizzare le conti-nue violazioni della legge alle frontiere esterne europee e aggravare ulteriormente la situazione dei diritti umani. Quindi non c'è dubbio: al momento, meglio nessuna riforma che questa.