Il caso. Per i ragazzini-eroi di Crema arriva la cittadinanza italiana
Il calciatore Giorgio Chiellini con Ramy Shehata (a sinistra) e Adam El Hamami, due dei tre ragazzi a cui arriverà la cittadinanza italiana (archivio Ansa)
Siamo diventati italiani». È il messaggino che il quattordicenne Adam El Hamami ha inviato al coetano Ramy Shehata per condividere l’entusiasmo per la decisione del Consiglio dei ministri di aprire la procedura di riconoscimento della cittadinanza italiana a loro due.
I due adolescenti – il primo nato da genitori marocchini, il secondo da egiziani – fanno parte del gruppetto di ragazzini-eroi della scuola media Vailati di Crema che il 20 marzo, telefonando ai carabinieri, contribuì a far fallire un attentato. Il gesto era stato progettato dall’autista, Ousseynou Sy, che ha tenuto in ostaggio 51 scolari, due insegnanti e una bidella, dando poi fuoco al mezzo nei pressi di San Donato Milanese. Nei confronti di Sy, 47enne italiano d’origine senegalese, la procura di Milano procede per una gran mole di reati (da strage aggravata da finalità terroristiche, a sequestro di persona, incendio e resistenza, fino a lesioni e «traumi emotivi» per 17 dei ragazzini sequestrati) e intende chiedere il processo immediato.
«Coraggio e solidarietà». Ieri il Consiglio dei ministri ha deliberato la proposta di attivare la procedura(prevista dalla legge del 1992) per il conferimento della cittadinanza italiana ai due ragazzini per meriti speciali, poiché «col loro coraggioso comportamento» sono «riusciti a sventare il tentativo di dirottamento dello scuolabus». «Ritengo che i due giovani abbiano reso eminenti servizi al nostro Paese – si legge nella relazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini – hanno contribuito, col proprio gesto di alto valore etico e civico, a sventare la tentata strage». Alla scuola media «Giovanni Vailati», il ministro consegnerà una medaglia d’oro al valor civile per lo «straordinario coraggio ed eccezionale spirito di iniziativa» con cui docenti e studenti «fronteggiavano il conducente dell’autobus, allertavano i carabinieri e riuscivano a liberarsi». Un esempio «di generosa solidarietà e straordinaria abnegazione».
Video-proclama e tentata strage. Dopo due mesi di indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dai pm Alberto Nobili e Luca Poniz, si è rafforzata l’ipotesi che Ousseynou Sy volesse compiere una strage a Linate. In un video-proclama di 37 minuti, Sy inneggiava al «panafricanesimo»: «Combattiamo i governi corrotti e critichiamo la politica europea che sfrutta l’Africa», diceva. I pm (che non intendono diffondere il video per evitare rischi di «emulazione e odio») inoltreranno al gip Tommaso Perna la richiesta di processo immediato, mentre la difesa potrebbe chiedere una perizia psichiatrica. Gli inquirenti ritengono che l’autista portasse avanti un progetto «organizzato e preordinato», mentre lui continua a sostenere che non voleva «fare male a nessuno». In base alla ricostruzione degli investigatori, il giorno prima aveva riempito due taniche di carburante con cui poi ha cosparso il bus; aveva in tasca un accendino e ha messo la scritta "fuori servizio", oscurato i finestrini, chiuso le porte del bus con catene, legato con fascette le mani di bambini e accompagnatori e raccolto tutti i cellulari (tranne quelli dei due ragazzi, che hanno poi dato l’allarme). Le indagini finora non hanno individuato alcun contatto o "rete" attorno a Sy, che verrebbe dunque considerato come un «lupo solitario». Insieme alle lesioni agli scolari, i pm Nobili e Poniz imputano al 47enne senegalese anche quelle a 7 carabinieri, intervenuti per salvare i ragazzi e spegnere le fiamme sul bus e rimasti intossicati dal fumo o con traumi guaribili in 25 giorni. Nel processo si costituirà parte civile il Comune di Crema, perché – spiega il sindaco Stefania Bonaldi– si vuole «sostenere le famiglie» ma anche «perché rappresentiamo una comunità».