Iniziativa. Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo a Bruxelles per costruire la pace
La delegazione dei Giovani del Mediterraneo con la presidente del Parlamento Europeo, Roberto Metsola, e i vescovi Crociata e Baturi
Arriva fino a Bruxelles il grido di pace e di giustizia che si alza da una generazione unita nel sogno della fraternità universale. Quella che papa Francesco chiede di costruire dal basso. Quella che ispira il Consiglio dei giovani del Mediterraneo, laboratorio di fiducia animato da trentasei ragazzi di venti Stati legati al grande mare. Ambasciatori di un Mediterraneo nuovo, riconciliato, ma oggi ancora diviso e segnato dalle disuguaglianze, dallo sfruttamento, dalla povertà, dalle migrazioni di massa. E dalle ferite della guerra.
Sono i giovani che le Chiese del bacino hanno riunito nel “Sinodo” tutto laico e under trenta voluto dalla Conferenza episcopale italiana e che chiedono alle istituzioni europee un sussulto di responsabilità. Forti di un approccio gentile ma non certo meno deciso, si presentano davanti alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, con il loro «desiderio di pace» e l’urgenza di «riscrivere le relazioni fra Europa, Medio Oriente e Nord Africa», spiega il 24enne libanese Emile Fakhoury. Lui porta negli uffici di Metsola i dolori della sua terra dove sono tornate le bombe e le rappresaglie.
Il segretario generale della Cei, l’arcivescovo Giuseppe Baturi, cita l’invasione dell’Ucraina «cominciata nei giorni in cui i vescovi e i sindaci del Mediterraneo firmavano la Carta di Firenze per fare del bacino una scuola di convivenza e di amicizia fra i popoli e le religioni», ricorda. Era il febbraio 2022. E da quel G20 ecclesiale e civile sarebbe nato il Consiglio dei giovani del Mediterraneo. Un’esperienza cui Metsola garantisce il suo «pieno sostegno» sottolineando l’appoggio «a tutti gli sforzi per promuovere la pace, la cooperazione e la comprensione reciproca tra i popoli».
E, fa sapere, «l’Unione europea è soprattutto un progetto di pace» e «il Parlamento europeo continuerà sempre a promuovere la libertà, la democrazia e i diritti». Con il gruppo l’europarlamentare Pd, Beatrice Covassi, che considera necessario «aprire i nostri palazzi a giovani capaci di creare vie di dialogo». Lo evidenzia il segretario della Cei: «Non è possibile che l’Europa non si accorga delle forze vive che si toccano con mano nel Mediterraneo e della possibilità che il Mediterraneo ha di sviluppare un’azione di pace e di amicizia fra le genti che avrà ripercussioni in tutto il mondo».
La presidente riceve i rappresentanti della consulta arrivati dai tre continenti affacciati sul Mare Nostrum: Europa, Asia e Africa. Con loro, oltre a Baturi, il sottosegretario della Cei, don Gianluca Marchetti, e i referenti delle realtà fiorentine cui la Cei ha affidato l’iniziativa: la Fondazione Giorgio La Pira, l’Opera per la gioventù La Pira, il Centro internazionale studenti La Pira, la Fondazione Giovanni Paolo II. A fare gli onori di casa il vescovo Mariano Crociata, presidente della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali della Ue.
«Un incontro caloroso – afferma il vescovo di Latina-Terracina- Sezze-Priverno – che conferma il rapporto instaurato fra la Chiesa e le istituzioni europee che così possono raccogliere le voci del mondo cattolico che costituisce una parte importante del popolo del continente».
Ad accompagnare la delegazione il nunzio apostolico presso l’Unione Europea, l’arcivescovo Noël Treanor. «I giovani sono avanguardie di giustizia e riconciliazione. Vanno ascoltati e coinvolti se, come dice papa Francesco, il mondo ha bisogno di una vera Europa». E, guardando ai neo-maggiorenni, aggiunge: «Va favorita la loro partecipazione alle elezioni europee di giugno».
Ne è consapevole la Comece che ha stilato una guida “giovane” al voto in cui si condannano i «populismi » e gli «approcci liberali individualistici» ma dove si invita anche a «contribuire al bene comune» e si chiede ai cristiani di «svolgere il proprio ruolo nel rendere le politiche più eque e solidali». È l’impegno del Consiglio del Mediterraneo che scommette sulla gioventù cattolica per farne un ponte fra le nazioni che la geopolitica ha separato. Unire i giovani per unire i popoli, è la prospettiva.
«Alla Ue diciamo che vogliamo vivere in armonia e in società inclusive, attente al dialogo, in grado di valorizzare le diversità che non sono una barriera ma una ricchezza», afferma Aleks Birsa Jogan, 24 anni, della Slovenia. Loro lo dimostrano. Con percorsi concreti che fanno andare a braccetto vita di fede, educazione, promozione umana, incontro fra le religioni. Sui passi di Giorgio La Pira, il sindaco “santo” di Firenze che con la sua profezia di pace ha ispirato gli incontri dei vescovi del Mediterraneo e adesso fa da bussola al simposio dei giovani.