Una ragazza autistica è stata
esclusa da una scuola superiore, l'Istituto alberghiero
Greggiati di Poggio Rusco, nel mantovano. Secondo il preside la decisione è stata presa perché è impossibile garantire alla ragazza la sicurezza personale, mancando "spazi adeguati". Per la famiglia della 17enne, invece, si tratta di
"una grave discriminazione". Sul caso dovrà esprimersi il 30
settembre il Tar di Brescia a cui la famiglia della studentessa
si è rivolta.
"Se il Tar accoglierà il nostro ricorso, iscriverò mia
figlia alla scuola superiore in febbraio. Per il momento, la
iscriverò anche, e per la quarta volta, alla terza media. Alle
superiori, però, ci deve andare perché è un suo diritto". Maria
Rosaria Mirto, madre di Sara, la studentessa 17enne autistica a
cui l'istituto alberghiero Greggiati ha rifiutato l'iscrizione,
è decisa ad andare avanti nella sua battaglia legale ma, nel
frattempo, cerca di preparare un futuro per la figlia.
"Mi sono sempre trovata bene finora con le scuole che ha
frequentato mia figlia - dice - E non vedo perché non possa
essere così anche alle superiori". Conferma di non capire il
perché di quella che considera "discriminazione" da parte del
preside dell'istituto alberghiero.
"Già nell'aprile del 2013 il preside mi aveva detto che non era in grado di accogliere mia figlia - racconta - e allora accettai di iscriverla per la terza
volta alla scuola media, in attesa che il problema di spazi e di
sicurezza venisse risolto. Vedo che nulla è stato fatto". La
signora Mirto è consigliere comunale di maggioranza (in una
lista civica) a Poggio Rusco, dove la famiglia risiede: "Il
Comune? Per ora sta a guardare" afferma, "ma - aggiunge - da
tutt'Italia mi stanno arrivando messaggi di solidarietà e anche
da parte delle associazioni che si occupano di autismo".
Lei stessa, da sei anni, ne presiede una, la Casa delle
farfalle, che presta assistenza ai bambini autistici,
"collaborando in maniera fattiva con l'Asl" sottolinea. Sara è
figlia di operai, "e io - dice la madre - per assisterla ho
dovuto lasciare il mio lavoro in un supermercato. Mia figlia è
invalida al cento per cento e con la pensione riusciamo a
malapena a garantirle un insegnante di sostegno che ci costa 35
euro all'ora".