Attualità

Covid-19. Le radio (e l'indotto) sempre più in difficoltà, umana ed economica

Fabrizio Carnevalini giovedì 9 aprile 2020

Quarantine FM, una radio nata in Irlanda al tempo del coronavirus

Anche le radio non sono rimaste esenti dagli effetti terribili del coronavirus. Da un primo bilancio provvisorio, basato sul tam tam della rete, la più colpita per ora è l’Italia, primo paese europeo investito dalla pandemia. Tra gli ammalati Enrico Gualdi e Clarissa Martinelli di Radio Bruno; Claudio Chiari e Luca Viscardi di Radio Number One; Graziano Fanelli di Radio Studio Più. Per la televisione si segnalano due presentatori di Rete 4: Piero Chiambretti, conduttore di La Repubblica delle donne, e Nicola Porro che presenta Quarta Repubblica.

Altri, purtroppo, sono morti, come Raffaele Masto, giornalista di Radio Popolare, e Raniero Cecchini, tra i fondatori di Veronica HitRadio di Pesaro, e Franco Lo Conte, ideatore negli anni ’70 di Cine Radio Sud di Ariano Irpino, in provincia di Avellino.

In Spagna, dove l’onda del contagio è arrivata dopo, si segnalano Jordi Basté, la voce più ascoltata in Catalogna: il suo programma El món (il mondo) in onda sulla regionale RAC1, viene sintonizzato da 270.000 persone tra le 8 e le 9 del mattino. Cordoglio di Radio Nacional de Espana per la scomparsa di uno dei volti più noti dell’informazione iberica, José María “Chema” Candela, giornalista sportivo specializzato nell’Atlético di Madrid che aveva lavorato a lungo sia in radio che in tv.

E se nel continente americano il virus è arrivato in ritardo ha già coinvolto personaggi importanti, tra i quali negli Stati Uniti il più famoso è probabilmente Chris Cuomo, popolare conduttore della Cnn fratello di Andrew, governatore di New York. Mentre in Messico è toccato a Esteban Arce, presentatore di Televisa.

Non è riuscito a vincere la lotta contro il coronavirus, invece Julio Quintanilla, speaker di origini salvadoregne che sulla radio di Boston WUNR 1600 AM, una delle storiche emittenti multietniche della città del Massachusetts, aveva condotto per 25 anni il programa "Impacto Centroamericano" con notizie, attualità e sport.

Il virus stimola webradio ed emittenti pirata

Con la riduzione delle attività in molti paesi e l’obbligo di limitare gli spostamenti, c’è chi convoglia energie aprendo una webradio. Nell’etere nascono stazioni pirata e qualcuna esistente alza la potenza, sapendo che durante l’emergenza è difficile che vengano effettuati dei controlli dalle autorità.

In Irlanda due donne del mondo dello spettacolo hanno fondato Radio Quarantine (Radio Quarantena). “Dopo aver sprecato ore a seguire le notizie sull’imminente fine del mondo ne avevamo abbastanza e abbiamo deciso di impegnarci per rendere più sopportabile la vita di chi deve restare a casa”. Così Anna-Rose Charleton, produttrice cinematografica che aveva visto tutto il suo lavoro cancellato, e l'attrice e cantante londinese Kate McKeown, costretta a rientrare a Dublino dal coronavirus, hanno allestito il "QuaranTeam", una squadra di esperti coordinata da Maitiú Charleton (compagno di quarantena di Anna-Rose) e iniziato le trasmissioni radio sul web. I programmi vanno in onda dal lunedì al venerdì tra le 9 e le 21 GMT, con musica, notizie e ospiti del mondo dello spettacolo. Ma puntano sulla partecipazione degli ascoltatori, cercando di coinvolgere chi ha un talento o una storia da raccontare.

La maggiore disponibilità di tempo stimola anche le emittenti in onda senza autorizzazione. In Italia il 20 marzo è stata segnalata sui 6330 kHz in onde corte Radio Zona Rossa, nome ispirato alla trasmissione ideata da Radio Codogno ma si tratta di una radio autonoma e con una propria programmazione.

Dal Regno Unito viene segnalato su Facebook che Fusion FM, emittente pirata che emette su 87.5 nella zona di Birmingham, ha un segnale più potente delle emittenti autorizzate. In Spagna, stabile invece la situazione a Madrid, dove sono attive una trentina di stazioni non autorizzate, alcune delle quali rilevabili nella stazione di monitoraggio attivata da Fmlist-Fmscan, il database mondiale della radio. Nella capitale spagnola i pirati dormono sonni tranquilli, perché le autorità non fanno controlli; in Catalunya, invece, è attiva una rete di monitoraggio che tiene sotto controllo la banda FM 24 ore su 24 consente di individuare subito i segnali illegali.

Sempre più in crisi le imprese radio e l'indotto

La riduzione o il blocco delle attività commerciali ha provocato un crollo della pubblicità radiotelevisiva. Le emittenti pubbliche potenziano i programmi, ma quelle che non hanno finanziamenti statali soffrono: i network tagliano i costi fissi, mentre le medie spengono le frequenze minori. E se si rompe il trasmettitore… il rischio è di non poterlo sostituire.

La chiusura delle attività commerciali ha provocato il crollo degli spot e un aumento delle fatture non pagate, lamentano alcuni editori radiofonici italiani da noi interpellati. C’è chi, dopo aver congedato i freelance e chiesto la cassa integrazione per il dipendenti, manda in onda solo della musica. Ma i costi della corrente per i trasmettitori vanno pagati: per ridurre le bollette, un gruppo di emittenti pugliesi non potendo abbassare le potenze (in Italia l’iter autorizzativo non è attivabile in tempi rapidi) ha rimediato spegnendo degli impianti minori. In difficoltà anche i gestori delle postazioni (affittano lo spazio per ospitare i ripetitori): qualcuno ha già ricevuto da alcuni network la richiesta di robusti sconti sul canone di affitto. Eppure, visto che le potenze dei trasmettitori sono eccessive, basterebbe che lo stato autorizzasse le radio a dimezzarle; sarebbe una riforma a costo
zero e ridurrebbe le interferenze.

Il blocco delle attività investe anche i costruttori di trasmettitori come la Elenos, società ferrarese molto attiva sui mercati
internazional
i. Leonardo Busi, chief executive officer, ha dichiarato alla laziale Radio Globo di aver dovuto sospendere l’attività perché l’azienda non riceve più i componenti, indispensabili per assemblare gli apparati. Le scorte ormai sono all’osso e una radio o tv con un impianto in avaria potrebbe dover interrompere il servizio.