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Decretone. Se nella famiglia numerosa c'è un disabile il Reddito sale di 50 euro

Nicola Pini giovedì 14 marzo 2019

Foto archivio Ansa

Il reddito di cittadinanza aumenta di 50 euro al mese se in famiglia c’è un disabile. Ma il contributo aggiuntivo arriva solo se il nucleo è numeroso, altrimenti no. È quanto dispone l’emendamento presentato ieri dal governo al decretone e approvato oggi dalla Commissione Lavoro e Affari sociali della Camera, che istituisce reddito di cittadinanza e quota 100. Per le famiglie con disabili vengono introdotte anche altre due modifiche al testo: vengono allargati i limiti di patrimonio mobiliare (da 5.000 euro si sale a 7.500) entro i quali si può accedere al sussidio; e c’è la possibilità di avere la pensione di cittadinanza (che è più alta del reddito) anche se un componente familiare è più giovane, purché si trovi in stato di handicap.

Le novità di marca governativa sono state presentate ieri alle commissioni della Camera in un pacchetto che prevede anche assunzioni più rapide negli enti pubblici e in particolare nella Sanità e nei Beni culturali. In serata poi le relatrici Elena Murelli (Lega) e Dalila Nesci (M5S) hanno presentato altri 14 emendamenti al decretone. Tra questi la possibilità di avere la pensione di cittadinanza (non il reddito) invece che sulla card ricaricabile anche con accredito diretto in banca oppure in contanti. Vengono poi recepiti gli accordi con l’Anci e con le Regioni sul ridimensionamento dei navigator (3.000 le assunzioni previste) e si estende la possibilità di fare domanda per il reddito anche ai patronati. Ancora da capire se ci saranno interventi a beneficio delle famiglie con figli minorenni. Rinviato l’intervento per la nuova governance dell’Inps: la maggioranza ieri ha trovato l’accordo sui commissari ma resta da definire l’assetto a regime dell’istituto di previdenza.

L’intervento per i disabili era stato annunciato dalla maggioranza ma alla fine le novità sono state limitate dalla scarsità delle risorse. Basti pensare che dal punto di vista finanziario le modifiche peseranno 12,8 milioni di euro in più nel 2019 e poco meno di 17 nel 2020 a fronte di un budget complessivo per il reddito ritoccato a 6,3 miliardi per quest’anno e a 7,7 per il prossimo. «Abbiamo accolto la richiesta di aiuto di molte famiglie con disabili gravi e persone non autosufficienti. Famiglie nelle quali le oggettive difficoltà si uniscono a condizioni di particolare fragilità», hanno sottolineato esponenti del governo. Di tutt’altro avviso le opposizioni: «Siamo di fronte a una farsa», accusa la deputata Pd Lisa Noja riferendosi all’aumento dei 50 euro, «la modifica proposta dal governo è talmente irrisoria che per poterne godere bisogna essere una famiglia con almeno tre figli di cui uno con disabilità».

L’emendamento interviene sulla scala di equivalenza (il rapporto tra il reddito erogato e la dimensione della famiglia) e dispone che il parametro massimo salga da 2,1 a 2,2 per le famiglie con persone in stato di non autosufficienza o di handicap: di conseguenza l’assegno massimo erogabile (che è di 500 euro per un single) sale dai 1.050 euro a 1.100 euro, cui aggiungere il contributo per l’affitto di 280 euro. Non cambia invece il peso dei singoli componenti del nucleo: il reddito sale di 0,4 volte per ogni componente maggiorenne e di solo 0,2 per ogni minore. Il contributo aggiuntivo andrà di conseguenza alle sole famiglie con disabili composte da almeno 4 maggiorenni o con 4 figli minori.

Arriva poi una stretta anti "furbetti" per evitare l’accesso al reddito di cittadinanza di "finti" genitori single: un emendamento delle relatrici punta a «evitare comportamenti opportunistici» e prevede che in presenza di figli minori l’Isee debba tenere conto della situazione di entrambi i genitori anche quando non siano né sposati né conviventi. L’obbligo salta solo se uno dei due adulti si è sposato o ha avuto figli con altri partner o c’è un assegno di mantenimento stabilito dal giudice. Infine si stabilisce che anche chi ha già un lavoro ma guadagna pochissimo potrà essere chiamato dai Centri per l’impiego e potrà ricevere offerte per una occupazione migliore. I cosiddetti "working poor" saranno considerati disoccupati e quindi potranno entrare a pieno titolo nelle politiche attive previste nel programma del reddito di cittadinanza.