Attualità

Corsa al Quirinale. Berlusconi verso la rinuncia. Salvini e Conte tornano a parlarsi

Angelo Picariello giovedì 20 gennaio 2022

Il giorno dell'elezione del nuovo Presidente si avvicina. Ma sul Quirinale le nuvole politiche restano nere

A quattro giorni dalla convocazione dei grandi elettori alla Camera per l'elezione del capo dello Stato la situazione è più fluida che mai, con i leader tutti impegnati a tentare di conquistare il centro della scena ma senza che decolli, se non un nome, almeno un tavolo o un criterio condiviso su come procedere.

Enrico Letta convoca i grandi elettori del Pd per la vigilia, domenica pomeriggio alle 17, e avverte: "Serve un nome condiviso e non di centrodestra". Un modo per stoppare le ipotesi circolate in questi giorni (una donna, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Letizia Moratti o anche Marcello Pera e Franco Frattini) tutte connotate, al di là dei ruoli istituzionali ricoperti ora o in passato, da una chiara appartenenza al centrodestra.

D'altro canto Silvio Berlusconi, ormai dato come prossimo alla rinuncia, appare determinato a vendere cara la pelle. Restando ad Arcore ha di fatto sconvocato il vertice dei leader che si sarebbe dovuto tenere oggi a Roma per sciogliere la riserva in un modo o in un altro, e tiene sulle spine gli alleati. Salvini, che porterebbe fretta per passare al "piano B" che ha già prenotato, sceglie toni concilianti: "Il ruolo di Berlusconi è e sarà fondamentale", promette.

Forza un po' di più Giorgia Meloni, che a sua volta aveva annunciato di avere pronti nomi alternativi di area: chiede un vertice, da tenersi necessariamente entro il fine settimana, ma, avverte Berlusconi e anche Salvini, "spero che venga calendarizzato nelle prossime ore, altrimenti lo chiederò ufficialmente io". Nel quadro confuso prova a ritagliarsi un ruolo decisivo Matteo Renzi che accusa il centrodestra di essere "fermo" e il centrosinistra di fare "tweet da Qui Quo Qua".

Nel primo pomeriggio a smuovere le acque c'è da registrare alla Camera un incontro tenutosi fra Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Un vertice annunciato, dopo una lunga incomunicabilità fra i due, che viene definito "cordiale".

Un "presidente della Repubblica donna" propone Giovanni Toti che con Coraggio Italia prova a fare da ufficiale di collegamento fra il centrodestra e Italia Viva di Renzi.

Ma a prendere per buono l'altolà di Letta sarebbero altri due i nomi su cui ragionare, meno connotati: Pier Ferdinando Casini e soprattutto la ministra della Giustizia Marta Cartabia, il cui nome viene evocato (in alternativa al ministro dell'Economia Franco) anche come possibile premier di garanzia nell'ipotesi tutt'altro che tramontata di un trasferimento di Mario Draghi al Colle.

Perché se lo stallo persistesse è chiaro che proprio il nome dell'attuale premier potrebbe tornare in auge per sbloccare la situazione, volendo trascurare l'altra ipotesi, il Mattarella bis, che però rappresenterebbe la certificazione del fallimento pieno di tutte le forze politiche, nessuna esclusa. A scanso di equivoci l'attuale inquilino del Colle ieri mattina nel breve saluto alla presidenza del Csm che ha confermato Pietro Curzio alla presidenza della Cassazione ha ribadito stamattina che presto l'organo di autogoverno "sarà presieduto da un nuovo presidente".