Campania. Afragola, «qui l'aria è irrespirabile ma la discarica è ancora lì
Incendio ad Afragola (foto Mira)
Una discarica abusiva che nasce e cresce indisturbata. Poi un grande incendio. Ma dopo quasi nove mesi ancora non si muove niente. Niente bonifica, niente risanamento. Rione Speranza di Afragola, 31 dicembre 2018. La notte di Capodanno è illuminata dal fuoco, ma non si tratta di uno spettacolo pirotecnico. Brucia una grande discarica abusiva di rifiuti speciali proprio sotto i palazzi di edilizia popolare: plastica, copertoni, elettrodomestici, resti di vernici. Fiamme altissime che danneggiano gli appartamenti dei primi piani, mentre per ore un denso fumo tossico invade il rione. Malgrado l’intervento di molti vigili del fuoco, la discarica brucia per due giorni.
E sale la rabbia tra gli abitanti. Da più di 7 anni avevano denunciato la pericolosa presenza di tonnellate di rifiuti, inviando al Comune varie petizioni, perché il terreno dove era nata e cresciuta la discarica è una proprietà comunale. Dei privati avevano progettato di realizzare una speculazione edilizia. Ma era abusiva. Così nel 2007 erano stati bloccati e il terreno acquisito al patrimonio comunale. Però era rimasto abbandonato in preda agli inquinatori. Malgrado le proposte dei cittadini di utilizzarlo a fini sociali. Perché qui, in questo rione difficile che esiste dal 1984, gli abitanti sono protagonisti attivi. 150 famiglie abbandonate dalle istituzioni, in particolare dal Comune.
Degrado, rifiuti che nessuno raccoglie, nessun servizio. Nel 2012, con referendum autogestito, decidono di darsi un nome: Rione Speranza. Non è ironia. Perché gli abitanti nel frattempo si sono dati da fare, sono scesi in strada rimboccandosi le maniche. Hanno pulito, realizzato dei giardini, dipinto murales coloratissimi. Senza nessun aiuto. Protagoniste soprattutto le donne, che hanno cominciato a incontrarsi realizzando anche un doposcuola per i bambini e progetti sulla salute.
Anima del movimento popolare è l’associazione 'La Rosa Bianca' nata nel 1998 su iniziativa della vulcanica insegnante Carla Dell’Aglio, che abita in uno degli appartamenti del rione diventato un 'centro di cultura popolare' e riferimento di tutte le iniziative. Anche qui striscioni, murales, materiale didattico. Ma dalle finestre si vede quel disastro ambientale. «Dopo aver ripulito e sistemato il rione siamo andati al Comune – racconta Carla –. Non a mani vuote, portavamo tutto quello che avevamo realizzato da soli. All’amministrazione abbiamo chiesto la sistemazione delle strade e l’illuminazione pubblica». Per un po’ passa una spazzatrice una volta a settimana, poi più niente. «Puliamo noi. Di nuovo dobbiamo lottare per i servizi, per i diritti. Dicono che il rione è omertoso, che non denuncia. Non è vero, noi denunciamo. Omertose sono le istituzioni che sanno tutto e non fanno niente».
Esemplare la vicenda della discarica. Tante le denunce inviate al Comune, alla polizia municipale, alla Asl, ai carabinieri, alla finanza. «È possibile – si legge in una di queste – che non si possa fare un progetto per quest’area così da bonificarla una volta per tutte? Il terreno così come sta è una vera bomba ecologica!!! Per questo sono le istituzioni a dover intervenire. Siamo certi, dunque, che questa nuova segnalazione non rimarrà senza risposta operativa». Invece non accade nulla, nessuno interviene. E arriva il terribile incendio.
Ma gli abitanti non si arrendono. Così il 6 febbraio di quest’anno in più di 500 firmano una petizione popolare al sindaco, al prefetto, all’Arpac e alle forze dell’ordine, nella quale chiedendo la bonifica dell’area, denunciano come «i residenti della zona sono costretti a distanza di tempo a respirare un’aria irrespirabile che mette a grave rischio la salute».
Il 1° luglio consegnano al sindaco un video che ricostruisce la vicenda, «per chiedere il vostro intervento urgente di bonifica e di destinazione d’uso di questa ampia area, perché definitivamente si converta da discarica a luogo usato e curato per attività utili alla popolazione». Non segue nessun intervento. Ma i cittadini non mollano. «Dal Comune zero risposte. Eppure ci si potrebbe fare un bel progetto. Quell’area non deve restare abbandonata, a disposizione di altri appetiti».