Attualità

Calabria. Quelle minacce all'imprenditrice agricola

Antonio Maria Mira venerdì 28 giugno 2024

Patrizia Rodi Morabito

Gravissima intimidazione all’imprenditrice agricola di Rosarno, Patrizia Rodi Morabito, vicepresidente della Camera di Commercio della provincia di Reggio Calabria, dirigente di Coldiretti e membro del Servizio per la pastorale del lavoro della diocesi di Oppido-Palmi. Un incendio appiccato al confine della sua azienda ha danneggiato l’impianto irriguo e circa tre ettari coltivati a kiwi. Un fatto accaduto alcuni giorni fa ma finora non reso noto.

È l’ennesima azione criminale contro l’imprenditrice e l’azienda di famiglia “Tenuta Badia-Rodi” che coltiva soprattutto, ulivi, agrumi e kiwi in biologico. Lo scorso 5 marzo le sono state tagliate e incendiate alcune piante secolari di ulivo. Il 16 marzo ignoti hanno abbandonato rifiuti di ogni genere davanti al cancello dell’azienda, mentre altri rifiuti sono stati lasciati all’interno del terreno. E nella stessa tenuta hanno divelto una sbarra di accesso. Uno sfregio commesso il giorno dopo la visita del prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro, e del presidente della Camera di commercio Antonio Tramontana, un gesto di solidarietà e attenzione nei confronti dell’imprenditrice. Lo scarico di rifiuti evidentemente non era un gesto isolato, ma l’antefatto di quanto poi accaduto. Infatti le fiamme sono partite proprio dai rifiuti, in particolare da quelli buttati accanto alla bocchetta dell’impianto di irrigazione i cui tubi in plastica sono stati deformati rendendolo inservibile, proprio in questi giorni di grande caldo. Le fiamme poi, favorite dall’erba alta della coltura in biologico (non si usano diserbanti) ha raggiunto le piante di kiwi incenerendole. Solo un caso? O qualcuno che conosceva bene l’azienda?

«Non ho mai avuto richieste di pizzo, penso che mi vogliano infastidire, infiacchire, stancare. Vogliono che lasci la mia terra, per poi impossessarsene. Ma io sono tornata proprio per questa terra e non me ne vado». L’imprenditrice è andata subito a denunciare ai carabinieri come le altre volte (minacce e attentati sono stati innumerevoli, anche quando alla guida dell’azienda c’era il padre) e poi è andata a pregare, «la mia principale attività nelle 24 ore», anche per i responsabili dell’incendio, per i quali ha fatto celebrare una Messa. Donna di grande fede (recentemente ha accettato l’invito del vescovo di Oppido-Palmi, monsignor Giuseppe Alberti, a collaborare con la diocesi) ma non da sempre. Da giovane era “emigrata” a Roma, facendo l’artista, soprattutto con opere in terracotta. «Ma sentivo un forte richiamo per la mia terra e appena ho potuto sono tornata». Era il 2012. Una scelta forte, non l’unica. «Sono stata una non credente convinta, una “mangiapreti”. Poi un’amica mi ha presentato una persona che mi ha parlato di Gesù. Ed è stata come una guerra. Non sapevo più pregare. È stato un faticosissimo ritorno a casa. Conoscevo l’uomo Gesù, ma solo l’uomo. Così ho cominciato a studiare. Se oggi sono qui e sono così è “colpa” sua», sorride sotto il caschetto di capelli.

Una fede che esprime anche nelle iniziative. Ci porta a vedere gli ulivi secolari tagliati e bruciati. Accanto a due giganti stroncati, due nuove piantine di ulivo bianco, con cui un tempo si preparavano gli “oli santi”. «Le ho chiamate “Speranza” e “Maria” perché qui esisteva un antico insediamento basiliano dedicato alla Vergine del Rovito ». In occasione della piantumazione il 9 marzo ha regalato le encicliche “Pacem in terris” e “Fratelli tutti”. Grande fede, dunque, e riservatezza. «Sono una persona che ha lottato per essere così come sono e che vuole vivere in grande semplicità». Patrizia Rodi Morabito ha ben chiaro il territorio in cui vive. «Le prime intimidazioni, gli incendi, i furti li ho visti fin da bambina. Nel 2000 hanno incendiato i capannoni. Li ho lasciati così, perché si veda cosa fanno». Azioni che sono aumentate da quando ha deciso di esporsi, impegnandosi con Coldiretti, Camera di commercio e Diocesi, ma anche organizzando visite delle scuole, corsi, convegni. «In questo territorio c’è ancora tanta paura. Ma dobbiamo cominciare a farci sentire, basta col silenzio! Chi viene colpito parli. Ci sarebbero tanti motivi per fare un passo indietro, ma io non lo faccio perché sono convinta che si possano fare invece dei passi avanti e anche io nel mio piccolo produco un’onda positiva. Così la sera vado a dormire tranquilla». Un ultimo pensiero lo ha per chi le brucia e taglia le piante. «Hai tolto ossigeno a te e ai tuoi figli, e tutto quello che fa vivere bene».