Costume. Quel tram dei desideri che attraversa Milano
Due tranvieri assistono alle corse dell’Ippodromo da una tribuna improvvisata
Non è un treno, ma un tram dei desideri quello che attraversa Milano. E non è uno, ma tanti. Tram che scampanellano e sferragliano per la città, annunciandosi con un suono inconfondibile, come una musica di sottofondo di una Milano che si muove, che viene e che va, che cresce e cambia e forse anche all’incontrario va. Ferruccio de Bortoli lo definisce “Milanese sound”, questo suono che scorre fra i binari (anche se il nostro tram dei desideri «va dove vogliamo noi»), introducendo il volume Milano in tram. Alla scoperta della città la strenna di Celip (Casa editrice Libreria Partipilo) per il prossimo Natale (a cura di Roberta Cordani), realizzata in collaborazione con Atm. Un volume giallo Carrelli - come il mitico mezzo 1928, in copertina - che raccoglie racconti, testimonianze e tantissime fotografie (da Mario De Biasi a Franco Papetti).
La svolta del tram in via Tommaso Grossi. Alle spalle la Galleria Vittorio Emanuele - Marco Partipilo
A quasi cento anni dal suo debutto, il Carrelli - entrato fra i padiglioni del Museo nazionale della Scienza e della Tecnica - è uno dei simboli della città. Per chi la vive ogni giorno e per i turisti che la attraversano. Il sound è quello scanzonato di Celentano con l’“imperfetta citazione” del tram-treno dei desideri, di chi «cerca l’estate tutto l’anno», ma anche del malinconico Enzo Jannacci perché «l’avvenire è un buco nero in fondo al tram». Quello di Roberto Vecchioni ripreso su un vecchio 1 in Piazza Castello, ma anche di Vinicio Capossela che si chiede dove dormono i tram, e di Giorgio Gaber che su un tram canta Porta Romana e quel «bacio dato in fretta sul portone». «Una parte della famiglia. Ecco quello che per noi milanesi è un tram - riprende de Bortoli -. Sapere che c’è rassicura anche chi non lo prende. Vederlo scorrere mette di buon umore persino chi è in coda. Se non ci fosse non sarebbe Milano».
Controllore e bigliettario a bordo del tram tipo 1928. Anno 1941 - Archivio storico Atm
Il tram come un simbolo. Come metafora. «Il tram è lo specchio sociologico di Milano, in cui si riflettono storie e anime, oltre gli stereotipi associati alla città: l’essere sempre di corsa, la passione per il lavoro, l’amore per l’eleganza e la raffinatezza - nota Gioia Ghezzi, presidente di Atm -. È una fotografia romantica per Milano, emergente a fari accesi dalla nebbia, antico ed elegante come il Carrelli o modernissimo, doppio, lunghissimo, rapido e veloce nell’attraversare la città. Ma anche e soprattutto un suono, descritto da Gadda nell’Adalgisa, “tutto uno scampanellare”, sferragliare, con le persone che bevono al volo il caffè e balzano sul tram per correre al lavoro. Il suono che accompagna la città dalla laboriosa sveglia all’alba, alle fredde sere del rientro dal lavoro, dalle nebbie che non esistono più».
Campagna Atm, 1976 - Archivio storico Atm
Un libro, ma anche una mostra racconta questa Milano in movimento. In tram. E in metropolitana. Linea 10 o fermata Monumentale della Lilla, per fare tappa all’Adi Design Museum e visitare “Atm Manifesto” (a cura di Matteo Pirola, fino a domenica 12 gennaio), fra storie, viaggi e, appunto, design. L’Azienda dei trasporti milanesi - in occasione della XXIII Settimana della Cultura d’Impresa, promossa da Confindustria, in collaborazione con Museimpresa - apre per la prima volta lo scrigno del suo archivio storico. Un viaggio nel tempo lungo i binari dei documenti e delle campagne di comunicazione di Atm (con i tratti, fra gli altri, di Bruno Munari, Emilio Tadini, Chin Hsiao, Enrico Baj, Mimmo Rotella) che attraversano e interpretano l’evoluzione del costume e della società, non solo milanese.
Le iniziative creative con Bruno Munari - Archivio storio Atm
Una mostra di Atm in un luogo non casuale, perché l’Adi Museum sorge in un’area che a fine Ottocento era utilizzata come deposito di tram a cavallo e dopo destinata agli impianti che fornivano ai tram l’energia elettrica. La piazza di accesso al museo è intitolata al Premio Compasso d’Oro, prestigioso riconoscimento che si aggiudicò nel 1964 il progetto della linea M1 della metropolitana, firmato da Franco Albini, Franca Helg e Bob Noorda. A pochi passi, in via Messina, c’è lo storico deposito tranviario di Atm dei primi del Novecento mentre di fronte si trova la Fabbrica del Vapore, edificio che conserva ancora oggi nei fregi richiami ai tram, in quanto sede della Carminati Toselli & C. dove sono state costruite le prime vetture Carrelli Milano 1928. Il nostro tram dei desideri.
Via Fratelli Castiglioni vista da piazza Gae Aulenti - Lorenzo De Simone