A 20 anni da San Giuliano. Quel collaudo mai fatto. Anche oggi scuole in ritardo
I soccorsi dopo il crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia in Molise il 31 ottobre 2002
«Scuola crollata, collaudo mai fatto». Così Avvenire apriva la prima pagina il 3 dicembre 2002, a poco più di un mese dal crollo della scuola Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia (Campobasso). Avevamo scoperto che non aveva il certificato di collaudo statico né avrebbe potuto averlo, perché il primo piano crollato sui bambini delle elementari era stato realizzato in violazione delle norme e prassi edilizie, un corpo pesantissimo su gambe fragili che la scossa di terremoto fece precipitare sulle classi dei bambini. Un fatto che fu poi determinante nell’inchiesta della procura di Larino e sulla condanna dei responsabili.
Eppure dopo 20 anni quasi il 50% delle scuole italiane è privo di quel certificato, come segnalano gli ultimi rapporti delle associazioni più impegnate sul fronte della sicurezza delle scuole, Cittadinanzattiva e Legambiente. E questa grave carenza cambia da zona a zona: al Nord, il certificato manca nel 37% delle scuole, al Centro nel 56%, al Sud nel 58%, nelle Isole nel 57%. Numeri preoccupanti, basti pensare che al Sud gli edifici complessivamente posti nelle aree sismiche 1 e 2, quelle a maggiore rischio, sono l’86,2%.
Sembra così caduto in gran parte nel vuoto l’appello di Nunziatina, mamma del piccolo Luigi, che così il 3 novembre 2002 si era rivolta alle autorità durante il funerale degli “angeli di San Giuliano”. «A tutti chiedo una sola cosa: che le nostre scuole siano più sicure perché altre mamme e altri papà non debbano soffrire come noi». Gli edifici scolastici posti in zona sismica 1, quella a maggior rischio, sono il 4,1%, tra questi solo il 40% risulta progettato o adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica, quelli in zona sismica 2, secondo livello di rischio, sono il 30,9% con addirittura solo l’8,1% progettato o adeguato alla normativa. Sono 11 le regioni che hanno Comuni in zona 1 ma tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna, hanno Comuni e scuole in zona 2. Quattro milioni e 300mila i bambini e i ragazzi che risiedono in Comuni classificati in queste due zone. Eppure se si osserva il numero di edifici scolastici migliorati o adeguati sismicamente o costruiti secondo la normativa sismica, il quadro appare estremamente preoccupante.
Gli edifici migliorati e adeguati sismicamente rappresentano una percentuale minima (2%). La situazione è più incoraggiante per quanto riguarda gli edifici progettati secondo la normativa antisismica che sono 2.740, il 7% del totale. Ancora oggi il 60% di scuole che insistono in area sismica 1 non sono state progettate o adeguate secondo la normativa tecnica di costruzione antisismica, percentuale che nella zona sismica 2 supera il 90%. Eppure i Comuni che hanno realizzato la verifica di vulnerabilità sismica in tutti gli edifici scolastici sono solo il 15,5%, nonostante costituisca uno dei principali strumenti sullo stato di salute degli stessi e del terreno su cui sono costruiti, dato che sale al 28,6% nel caso di amministrazioni ricadenti in zona sismica 1 e 2. Gli edifici in cui non risulta ancora effettuata sono il 68,5%. Negli ultimi anni i tempi previsti per completare le verifiche sono stati prorogati e il termine ultimo era il 31 dicembre 2021.
Tutti dati che Cittadinanzattiva e Legambiente hanno raccolto grazie all’Anagrafe dell’edilizia scolastica, strumento preziosissimo che fece una gran fatica a decollare. Prevista da una legge del 1996, partì solo nel 2004, purtroppo sulla spinta del crollo di San Giuliano, ma non era pubblica. Così Cittadinanzattiva nel 2013 fece addirittura un’azione legale contro il Ministero dell’Istruzione ottenendo ragione sia dal Tar che dal Consiglio di Stato, e così nel 2015 si ottenne la pubblicazione. «Ma ci sono ancora tanti buchi nell’informazione – denuncia Adriana Bizzarri, responsabile scuole dell’associazione - perché troppi enti locali non hanno inviato i dati. E della mappatura satellitare annunciata dal ministero non si sa nulla». Carenze ancora più gravi in vista dei fondi del Pnrr che ha destinato 12,7 miliardi per l’edilizia scolastica. Già a buon punto è l’iter dei 4,7 miliardi per 2.190 interventi tra scuole materne, asili nido e poli dell’infanzia. Ci sono poi gli importantissimi 3,9 miliardi per la messa in sicurezza e riqualificazione di 2.158 scuole. Doveva partire una prima tranche di 710 milioni di euro ma è tutto in ritardo. C’è poi poco più di un miliardo per la costruzione di 213 nuove scuole, per il quale è già partita la progettazione. Non è tanto anche perché, sottolinea Legambiente, «in molte situazioni ci si dovrebbe indirizzare a costruire scuole nuove demolendo vecchi edifici, poco efficienti e riqualificabili, ricostruendo nello stesso sito». Proprio come era la scuola di San Giuliano che, invece, venne appesantita senza renderla sicura.