Attualità

Paesi. I sindaci contro lo spopolamento: «Il deserto demografico non è destino»

Ilaria Beretta mercoledì 7 febbraio 2024

Andrea Paoletti, Grottole

Nel mezzo della Sardegna, lontano dalle spiagge, c'è un paesino: Laconi. È uno dei numerosi piccoli Comuni dell'isola che oggi, dopo decenni di spopolamento, conta appena 1.674 abitanti. Eppure, da 5 anni tra le viuzze di Laconi c’è un insolito traffico di professionisti internazionali. Fanno parte dei cosiddetti “nomadi digitali” – il loro stile di vita è stato sdoganato dalla pandemia – che si accontentano di una connessione veloce e di uno spazio per il lavoro da remoto, mentre una stanza in affitto e un po' di ospitalità bastano loro per entrare nel tessuto di comunità ogni volta diverse.

Su questo tasto ha battuto Carlo Coni, 35 anni, che nel 2019 dopo tanti traslochi è tornato al paese natale e ha aperto “Treballu”: un coworking, con scrivanie e sale riunioni e annesso coliving, dove i residenti temporanei alloggiano, cucinano insieme e pianificano escursioni o incontri con i locali. Un’esperienza rara in Italia e unica in Sardegna. «Sono passate – racconta Coni – un centinaio di persone, dai 20 ai 45 anni, provenienti da Europa, Usa, Canada, Colombia. Gli abitanti hanno accolto bene l’iniziativa e i giovani di Laconi vedono in quei professionisti flessibili un esempio alternativo all’emigrazione».

Carlo Coni, sindaco di Laconi - Emanuele Demontis

Sullo smart working ha puntato pure il Comune di Santa Fiora, in provincia di Grosseto. Qui il sindaco Federico Balocchi, avvocato quarantenne, ha lanciato il progetto “Smart Village” con cui ha portato la connessione ultraveloce nel paesino di 2.504 abitanti: oggi, secondo OpenFiber, è il piccolo Comune con il maggior numero di allacci dell'intera Toscana. «Ho intuito – spiega Balocchi – che il lavoro da remoto sarebbe stata un’occasione e ho accelerato il cablaggio con la fibra ottica; dal 2020 sono passate così tante persone che – nonostante il saldo annuale negativo tra morti e nati – i residenti sono stabili. Adesso con i fondi Pnrr stiamo costruendo un hub per professionisti e imprese che svolgono attività delocalizzabili e che vogliamo attrarre».

Federico Balocchi, sindaco di Santa Fiora - Collaboratori

Casi isolati? Per niente. È la faccia nascosta della medaglia dello spopolamento che spolpa tante località. I piccoli borghi, quelli con meno di 5mila abitanti, sono il 70% dei Comuni italiani ma ospitano 9,7 milioni di abitanti: appena il 16,7% della popolazione nazionale. E l'Istat ha registrato tra il 2021 e il 2022 una perdita di 35.257 residenti nei piccoli Comuni.

Il quadro è allarmante, eppure osservare la mappa dei borghi in via di desertificazione demografica soltanto a volo d’uccello rischia di rendere invisibili una quantità di progetti, iniziative, attività e idee creative contro lo spopolamento che i paesini hanno opposto alla decadenza.

A rassegnarsi o tirare i remi in barca in attesa della fine, per esempio, non ci pensa nemmeno il Comune di Gagliano Aterno. Oltre ad avere perso l’80% dei suoi abitanti in 70 anni, il paese in provincia dell’Aquila è stato tra i più colpiti dal terremoto nel 2009; eppure oggi vive il suo rinascimento grazie a una comunità energetica rinnovabile tra i 235 abitanti, una radio locale che zampilla proposte e soprattutto una scuola di alta specializzazione in transizione energetica che – offrendo alloggio e formazione di qualità su antropologia, ecologia e storia della montagna – nelle sue prime due edizioni ha già attirato 20 universitari da tutta Italia.

Si punta tutto sull’arte a Grottole, 2.028 abitanti nel cuore della Basilicata. Dal 2018 l’impresa sociale Wonder Grottole guidata da Andrea Paoletti sta riqualificando alcune delle 600 case dismesse per attirare un turismo lento, nomadi digitali e artisti stranieri per un mese residenziale di produzione e ricerca. «L’ultima arrivata – spiega Paoletti – è Lucy Devoille, artigiana dei vimini, che abbiamo messo in connessione con la signora Rosa, dalla quale ha imparato a fare l’uncinetto e perfezionato l’intreccio dei cestini; un duo di artisti franco-tedesco invece ha esplorato il territorio per settimane e realizzato un’installazione con fiori ed essenze vegetali. Le residenze d’artista costruiscono relazioni e per chi vive in periferia sono un modo di fruire cultura».

Cinquantasei borghi dalla Sicilia al Veneto hanno aderito invece alla Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, un progetto associativo tra micro-centri per favorire l’accoglienza dei migranti. La sfida è stata far superare la diffidenza nei confronti dello straniero attraverso la comunicazione di esperienze riuscite e condividere strumenti logistici ed economici per l’ospitalità. In seno al progetto sono nate cooperative di comunità tra giovani italiani e migranti legate all’artigianato, al turismo e alla produzione di vino e olio e, più recentemente, un corso di formazione specifico per amministratori di piccoli Comuni.

Tra i municipi in rete figura anche Biccari, 2.630 abitanti in provincia di Foggia, della cui ripresa è artefice ancora un giovane sindaco, Gianfilippo Mignogna, classe 1978. «Per favorire la permanenza di giovani in età lavorativa abbiamo valorizzato i 700 ettari di bosco comunale, attivato programmi di gestione forestale sostenibile, dato in concessione porzioni di bosco e promosso cooperative che hanno creato posti di lavoro». Ma lo spopolamento – dice Mignogna – «non si combatte solo in difesa» e così anziani e giovani hanno dato vita a un parco avventura (60mila biglietti staccati la scorsa stagione), un bosco didattico, un albergo diffuso con una ventina di b&b in centro e stanze sull’albero.

Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari - Collaboratori

Con il metodo delle case a un euro, Biccari ha venduto 40 abitazioni a persone di tutto il mondo e accolto in città rifugiati nigeriani, ucraini e indiani. Infine, con l’associazione “Argentina per il mondo” il Comune ha ospitato un centinaio di giovani sudamericani, alcuni dei quali si sono trasferiti a Biccari e quest’anno per la prima volta le scuole comunali hanno segnato +10 iscritti. «Queste iniziative generano economia ma soprattutto ricchezza culturale; ora tutti i bambini studiano spagnolo per favorire l’integrazione con i figli delle nuove famiglie e sono nati progetti di scambio. Una signora anziana, che era rimasta l’unica abitante di un vicolo del centro storico e ora ha come vicini una portoghese, un tedesco e una cubana, mi ha detto: “Io non ho mai girato il mondo; adesso il mondo sta arrivando da me”».