Migranti. I guardacoste libici e quelle manovre opache nell'area Sar pagata da Roma
Il 'recupero' di un barcone
La Sar libica è un’invenzione italiana. E lo è anche l’ultima nata tra le milizie del mare. Solo che è stata avvistata a recuperare gommoni e motori. L’assenza di testimoni scomodi spesso impedisce di sapere cosa accade davvero a ridosso delle coste libiche. Ma stavolta alcune immagini gettano altre ombre sui guardacoste equipaggiati dall’Italia.
Le regole sono chiare. Se un barcone di migranti viene individuato in mare deve essere distrutto e affondato dopo avere messo al sicuro i naufraghi. Invece l’ultima arrivata tra le guardie costiere libiche ha preso l’abitudine di riportare a terra gli scafi ancora in grado di navigare. Le immagini ottenute da “Avvenire” sono di alcuni giorni fa. Recentemente il comando della missione Ue Irini ha ammesso che esistono “diverse guardie costiere in Libia”, ma le marine militari dell’Ue si fidano solo “di quella di Tripoli”. In particolare si tratta del Gacs, una polizia marittima che risponde al ministero dell’Interno libico e viene formata a Gaeta, presso strutture della Guardia di finanza. All’ultimo corso di formazione un ufficiale libico non si è presentato in aeroporto per tornare in patria, ed ora è irregolare da qualche parte in Europa.
Nelle immagini scattate dai velivoli di “Pilotes Volontaires” e “Sea Watch” si vede la stessa motovedetta trainare due motoscafi dopo che gli occupanti, tutti cittadini libici che hanno chiesto asilo in Europa, erano stati trasbordati sulla Ocean Viking di Sos Mediterranee su richiesta del comandante della motovedetta. Sarà una coincidenza, ma dopo la divulgazione di queste informazioni, gli aerei delle Ong subiscono ispezioni e il costante tentativo di fermare o almeno limitarne l’operatività. Probabilmente accadrà anche questa volta.
Prima del 2017 Tripoli non era in grado di mettere nero su bianco neanche la domanda di registrazione da depositare all’Imo, l’agenzia internazionale del mare emanata dalle Nazioni Unite. Tra il 2017 e il 2018, «la Guardia Costiera italiana ha sostenuto la Lcg (Guardia costiera libica, ndr) con 1,8 milioni di euro – si legge in un documento della Commissione europea – dal Fondo per la sicurezza interna, con la valutazione della Lcg delle loro capacità di ricerca e soccorso (Sar)».
L’istituzione dell’area che di fatto attribuisce alla Libia l’onere delle operazioni, si devono al governo italiano dell’epoca (Gentiloni premier, Minniti ministro dell’Interno) «con la notifica formale della Libia della loro area Sar all’Organizzazione marittima internazionale e con la conduzione di uno studio di fattibilità per l’istituzione di un centro di coordinamento del salvataggio marittimo libico», si legge ancora. L’istituzione di una nuova polizia del mare, in sostituzione di quelle ritenute inaffidabili, era stata confermata proprio dalla Commissione Ue: «Attualmente – è scritto –, ci sono due progetti a sostegno della Lcg. Uno da 57,2 milioni di euro, attuato dal Ministero dell’Interno italiano, principalmente a sostegno dell’Amministrazione generale per la sicurezza costiera (Gacs)». L’altro progetto vede destinataria di fonti l’agenzia Onu per le migrazioni (Oim) «con una componente di 900.000 euro per migliorare la comprensione da parte della Lcg degli standard internazionali sui diritti umani».
Fino ad ora, ha recentemente calcolato Annalisa Camilli per il settimanale “Internazionale”, l’Unione europea ha investito per Tripoli oltre 700 milioni di euro nel bilancio 2014-2020. Neanche la metà di quanto investito dall’Italia. Dal 2017 Roma ha destinato per la Libia un totale di 784,3 milioni di euro, di cui 213,9 in missioni militari, rifinanziate il 16 luglio 2020 con il voto favorevole del Parlamento.
Se soccorrere i migranti non sembra essere il primo pensiero dei guardacoste libici, un nuovo impegno attende le milizie del mare, che dovranno assicurare corridoi sicuri ad altro genere di vascelli. Le autorità portuali di Misurata ha annunciato di prepararsi ad accogliere la prima nave passeggeri turca da Istanbul. Il primo viaggio è fissato al termine del periodo di Ramadan, quando le motovedette italiane dovranno scortare la nave passeggeri inviata da Erdogan.