Web e politica. Quei 140 caratteri che servono a rottamare ma non bastano per governare
la copertina del libro di Antonio Palmieri
Internet come strumento, non luogo, né tantomeno obiettivo della contesa. Spaziando da Grillo a Obama, passando per Renzi e Salvini. Se andassimo a rovistare nelle statistiche dei social network di soli 5 anni fa scopriremmo ai primi posti per numero di amici e followers, fra i politici, tre assoluti protagonisti della politica attuale: Beppe Grillo che aveva aperto la strada, e i due Matteo, Renzi e Salvini, che si erano buttati a capofitto sulla stessa strada lanciando un’opa sui rispettivi partiti che avrebbero conquistato di lì a poco. Forza Italia, il partito che ha cambiato la politica con una videocassetta, ha faticato a capire che si stava passando dall’era della televisione a quella digitale, complice la crisi dei partiti e la crisi economica che hanno finito per privilegiare, entrambe, la formula pauperistica del Web.
La strategia
Ma Forza Italia non parte da zero. Antonio Palmieri, responsabile del sito Internet e della strategia online delle campagne elettorali di Silvio Berlusconi mette a disposizione la sua ultra-ventennale esperienza con un agile prontuario da lui curato ("Internet e comunicazione politica. Strategie, tattiche, esperienze e prospettive", FrancoAngeli editore). Perché, come l’esperienza di questi anni insegna, lo stile veloce e aggressivo della comunicazione digitale si adatta bene ai progetti di rottamazione e opposizione sia essa all’interno del Parlamento o dei singoli partiti. Ma poi, completata la scalata, diventa complicato alimentare una cultura di governo senza aiutarsi - che so - almeno con qualche slide.
E quella che Palmieri propone al grande pubblico è senza dubbio una strategia di governo. Che conosce, ma non cavalca, le semplificazioni. Il libro parte da alcuni assunti semplici e realistici. Il primo, la «irreversibilità» del processo di personalizzazione della politica. Che rende inevitabile percorrere la strada del Web, «luogo per antonomasia di relazione e rapporto diretto. Per sua natura ambito ideale della personalizzazione». Ma quello di Palmieri non è un approccio fideistico o assolutistico alla Rete, nella convinzione che «non è con Internet che si vincono le elezioni. Ma che senza, di sicuro, si perdono». E che «l’aspetto virtuale non può soppiantare la realtà, che viene prima».
No quindi agli effetti speciali per coprire il vuoto di idee e proposte, ma disponibilità ad immergersi nella «campagna elettorale permanente» che l’era virtuale comporta. Ma, per chi sta al governo (o punta ad andarci) il compito è più complicato: «Il racconto delle cose fatte non basta. Serve un leader, un programma e una visione adeguata per costruire il futuro». Per «alimentare il rapporto con i cittadini e di conseguenza il consenso». Nella consapevolezza che «l’obiettivo è aumentare i voti, non gonfiare il numero dei followers».