L'attentato del 18 marzo scorso a Tunisi seminò il terrore nell'unico Paese della Primavera Araba che ha conosciuto una transizione pacifica verso la democrazia. Nel mirino dei terroristi, il museo del Bardo, il più antico del mondo arabo, dove è conservata la più
straordinaria collezione di mosaici romani al mondo. Per
diverse ore i terroristi tennero in ostaggio circa 200 turisti,
per lo più sbarcati dalle crociere, in visita al museo.
Nell'attacco, rivendicato dallo Stato Islamico, e nel blitz
delle teste di cuoio tunisine morirono, oltre a un agente e
due terroristi, 21 turisti stranieri, di cui quattro erano
italiani. Si trattava di un pensionato 64enne di Novara,
Francesco Caldara; un informatico torinese di 54 anni, Orazio
Conte; una 72enne di Meda, vicino Monza, Giuseppina Biella; una
dipendente di 54 anni del comune di Torino, Antonella Sesino.
Altri 13 connazionali rimasero feriti, su un totale di 44.
Prima di entrare al museo, i terroristi avevano tentato di
assaltare il Parlamento, dove era in corso un'audizione delle
forze armate sulla legge anti-terrorismo. Isolati per ragioni
di sicurezza all'interno dell'Assemblea, i deputati
registrarono un video in cui cantavano l'inno nazionale come
gesto di sfida.