Attualità

Milano. La periferia che accoglie: a Quarto Oggiaro nasce il «borgo solidale»

Lorenzo Rosoli giovedì 7 giugno 2018

«Non abbiamo risposte per tutte le domande, non abbiamo risorse per tutti i bisogni. Abbiamo solo la possibilità di dare noi stessi, di fare della nostra vita un dono». È il messaggio che l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha lasciato nel libro dei visitatori di CasArché, a Quarto Oggiaro, popoloso quartiere di periferia del capoluogo lombardo. La sera di martedì scorso, 5 giugno, il presule ha incontrato, con le mamme e i bambini ospitati nella struttura di via Lessona e nella casa d’accoglienza di piazza Fratelli Bandiera, gli operatori e i volontari di Arché, l’onlus fondata nel 1991 dal padre sacramentino Giuseppe Bettoni. Un’occasione per consegnare simbolicamente a Delpini lo statuto di «Fraternità Arché», associazione privata di fedeli che coinvolge laici e consacrati in un cammino orientato al vivere comune, fondato sulla vita spirituale, la vita fraterna e la centralità del povero.

Ecosostenibile e solidale: ecco «La Corte di Quarto»

Fare della propria vita un dono. Per aiutare altre persone a riscoprire la bellezza della loro vita. A partire dai nuclei mamma-bambino "fragili", italiani e stranieri, accolti e accompagnati da Arché nel cammino verso l’autonomia sociale, abitativa e lavorativa. Ecco la realtà che si è fatta incontro all’arcivescovo. Una realtà destinata a crescere. Nel prossimo autunno, infatti, a fianco di CasArché – nell’abbraccio di quest’isola verde di campi e di orti che ancora si stende fra i caseggiati di Quarto e il nastro d’asfalto della A4 – partiranno i lavori per costruire un nuovo edificio: «La Corte di Quarto», con spazi comuni e polifunzionali, aperti anche al quartiere, e appartamenti di «semi-autonomia» per gli ospiti di Arché più avanti nel cammino.
«Dall’housing all’homing, dall’appartamento al borgo solidale», è lo slogan che accompagna questa nuova impresa di Arché. Un borgo ecosostenibile, accessibile, flessibile e solidale, con le sue 14 unità abitative assemblabili di 38 metri quadrati ciascuna, oltre alle aree comuni. L’edificio è pensato tipologicamente a ballatoio, struttura razionale e dal valore tradizionale e sociale radicato. La facciata? Colorata come un arcobaleno. Come il logo di Arché. «La speranza è che tutto sia pronto per il 2019», dice padre Bettoni. «Si tratta di un’esperienza di progettualità partecipata», aggiunge Paolo Dell’Oca, responsabile comunicazione di Arché. Un esempio? «Abbiamo coinvolto i giovani del quartiere non solo proponendo percorsi di volontariato, ma anche interpellandoli su bisogni e desideri. Che cosa faresti, per te, per gli altri, se avessi uno spazio a tua disposizione? Per raccogliere le loro risposte abbiamo anche utilizzato un questionario». Altra fresca novità made in Arché: il gruppo di volontari che da qualche tempo si dedica ai bambini delle mamme recluse a Bollate.

Delpini: voi volontari, speranza per la città

Attualmente Arché accoglie otto mamme e dieci bambini in piazza Fratelli Bandiera (non lontano da Porta Venezia), altre otto mamme e tredici bambini in via Lessona (al confine fra Quarto Oggiaro e Novate Milanese). Sono stati loro a dare il primo, festoso benvenuto all’arcivescovo, assieme a padre Bettoni e ai responsabili delle due comunità, Ingrid Bianchetti e Lino Latella. Blessing, nigeriana, ha reso omaggio a Delpini con un canto. Due mamme hanno anche avuto la possibilità di parlare con lui da sole, a parte. Quindi la visita al laboratorio di sartoria, l’impresa sociale collocata nel seminterrato di CasArché, dove lavorano sia mamme della comunità sia del quartiere. Qui l’arcivescovo ha ricevuto in dono portaocchiali in tessuto. Nella sala polivalente dedicata a Franco Bomprezzi (il «giornalista a rotelle» amico di Arché), spazio alle testimonianze e al dialogo, incalzante ed esigente, con una rappresentanza degli operatori e dei 250 volontari di Arché. Fra i presenti anche don Enrico Galli, parroco e decano di Quarto Oggiaro. «La straordinaria, capillare diffusione del volontariato è una speranza per la città – ha riconosciuto Delpini –. Chi è nel bisogno magari non trova subito una soluzione, ma almeno un ascolto e un accompagnamento. E fare volontariato, nell’assunzione di responsabilità verso gli altri, ci rende uomini e donne migliori». Infine, in cappella, l’incontro con la «Fraternità Arché» nel segno della preghiera. E il buffet, nel giardino di CasArché. «Un luogo di periferia – scandisce padre Bettoni – che dall’ottobre del 2016 si offre come centro di bene comune, dove relazioni, storie, persone, trovano la possibilità di una rigenerazione». Ora quel luogo "raddoppia". E fa la «Corte» all'accoglienza.