L'anniversario. L’omicidio di Piersanti Mattarella, il bisogno di una memoria condivisa
L'attentato del 6 gennaio 1980 a Piersanti Mattarella
Nei giorni drammatici di un settembre siciliano del 1982, qualcuno scrisse sopra un cartello passato alla storia, affisso nel luogo dell’eccidio Dalla Chiesa: «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti». Forse la speranza di tanti siciliani onesti era spirata già il 6 gennaio del 1980, il giorno in cui venne ammazzato Piersanti Mattarella, il presidente buono della Regione, fratello di Sergio, presidente della Repubblica. Mattarella stava andando a Messa, era alla guida della sua auto, in via Libertà. Un killer gli sparò e lo uccise, prima di dileguarsi. Una foto ha fissato per sempre quei momenti tragici. La scattò la fotografa palermitana, Letizia Battaglia, scomparsa nel 2022. È una cruda e nitida immagine in bianco e nero. In primo piano spicca la macchina crivellata di colpi, con il corpo esanime in vista. Sullo sfondo, come se appartenesse a un altro mondo, si vede la figura sbigottita di Sergio Mattarella che regge il fratello assassinato. Shobha Angela Stagnitta, figlia di Letizia, cura la memoria di un patrimonio intellettuale inestimabile, la storia immensa delle foto lasciate da Letizia Battaglia che, in quegli anni, con il compagno Franco Zecchin, raccontava, scatto dopo scatto, la mattanza di Palermo. Ed è lei, adesso, che narra un frammento vivido ed eterno: lo sguardo di quella tremenda Epifania che ha sintetizzato un’epoca.«Abbiamo parlato spesso di quel 6 gennaio – racconta Shobha -. Mamma non si è subito resa conto di cosa stava accadendo, pensava a un incidente, oppure, è terribile ricordarlo, a uno dei tanti normalissimi omicidi che insanguinavano le strade della città. Non le era venuto in mente che potesse trattarsi del presidente della Regione. Se n’è accorta quando ha visto la famiglia e il corpo di Piersanti Mattarella, sorretto dal fratello, con la moglie accanto. Fu un colpo per lei che credeva molto in Piersanti perché – così ripeteva – rappresentava il volto pulito della Democrazia Cristiana, in quegli anni fortemente inquinata». «Mia madre – racconta ancora Shobha – voleva molto bene anche a Sergio Mattarella e ammirava il suo modo di interpretare la massima istituzione dello Stato. Lo ha sempre considerato come una persona dotata di una straordinaria sensibilità e di una profonda dolcezza, accanto a una tenacia e a una fede per l’onestà incrollabili».