Attualità

L'anniversario. L’omicidio di Piersanti Mattarella, il bisogno di una memoria condivisa

Roberto Puglisi sabato 6 gennaio 2024

L'attentato del 6 gennaio 1980 a Piersanti Mattarella

Nei giorni drammatici di un settembre siciliano del 1982, qualcuno scrisse sopra un cartello passato alla storia, affisso nel luogo dell’eccidio Dalla Chiesa: «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti». Forse la speranza di tanti siciliani onesti era spirata già il 6 gennaio del 1980, il giorno in cui venne ammazzato Piersanti Mattarella, il presidente buono della Regione, fratello di Sergio, presidente della Repubblica. Mattarella stava andando a Messa, era alla guida della sua auto, in via Libertà. Un killer gli sparò e lo uccise, prima di dileguarsi. Una foto ha fissato per sempre quei momenti tragici. La scattò la fotografa palermitana, Letizia Battaglia, scomparsa nel 2022. È una cruda e nitida immagine in bianco e nero. In primo piano spicca la macchina crivellata di colpi, con il corpo esanime in vista. Sullo sfondo, come se appartenesse a un altro mondo, si vede la figura sbigottita di Sergio Mattarella che regge il fratello assassinato. Shobha Angela Stagnitta, figlia di Letizia, cura la memoria di un patrimonio intellettuale inestimabile, la storia immensa delle foto lasciate da Letizia Battaglia che, in quegli anni, con il compagno Franco Zecchin, raccontava, scatto dopo scatto, la mattanza di Palermo. Ed è lei, adesso, che narra un frammento vivido ed eterno: lo sguardo di quella tremenda Epifania che ha sintetizzato un’epoca.«Abbiamo parlato spesso di quel 6 gennaio – racconta Shobha -. Mamma non si è subito resa conto di cosa stava accadendo, pensava a un incidente, oppure, è terribile ricordarlo, a uno dei tanti normalissimi omicidi che insanguinavano le strade della città. Non le era venuto in mente che potesse trattarsi del presidente della Regione. Se n’è accorta quando ha visto la famiglia e il corpo di Piersanti Mattarella, sorretto dal fratello, con la moglie accanto. Fu un colpo per lei che credeva molto in Piersanti perché – così ripeteva – rappresentava il volto pulito della Democrazia Cristiana, in quegli anni fortemente inquinata». «Mia madre – racconta ancora Shobha – voleva molto bene anche a Sergio Mattarella e ammirava il suo modo di interpretare la massima istituzione dello Stato. Lo ha sempre considerato come una persona dotata di una straordinaria sensibilità e di una profonda dolcezza, accanto a una tenacia e a una fede per l’onestà incrollabili».


Piersanti Mattarella fu ucciso dalla mafia per la sua azione moralizzatrice e il suo rigore. Rimangono le nubi da diradare su eventuali connessioni politiche, tanto che la Procura di Palermo ha riaperto l’inchiesta. Sul caso indagò pure Giovanni Falcone. «In questo periodo si sta sviluppando un lavoro di ricostruzione storica, ci sono una serie di tasselli che emergono adesso con chiarezza. È il lavoro di approfondimento che coinvolge da un lato l'omicidio Mattarella e dall'altro la stagione delle stragi del 1992 – ha detto all’Adnkronos il giudice Antonio Balsamo, ex presidente del Tribunale di Palermo e oggi sostituto procuratore generale in Cassazione -. Su tutti questi episodi si stanno facendo passi avanti significativi, sono stati eliminati alcuni ostacoli che si erano frapposti per la ricerca della verità e ci sono i presupposti per un lavoro giudiziario incisivo, ma anche per una ricostruzione storica condivisa, per una memoria storica». Stamattina, sul luogo dell’omicidio, la commemorazione della Regione, con la deposizione di una corona, lì dove la verità dello scatto immortalò la storia. Piersanti Mattarella, presidente della Regione, tra le braccia di Sergio, futuro capo dello Stato. Due fratelli uniti nell’icona di un addio.