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L'intervista. Quagliariello: «Matteo non si rimangi il Sindaco d'Italia»

Giovanni Grasso martedì 14 gennaio 2014
«Altro che nostro diktat! Se Renzi vuole davvero chiudere la partita sulla legge elettorale bene e in pochi giorni la via d’uscita è il doppio turno eventuale, il cosiddetto sindaco d’Italia, che è anche quella che probabilmente gode di maggior consenso in Parlamento». Il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello (Ncd) spiega: «Non siamo noi a mettere i bastoni tra le ruote. Renzi, come al "Rischiatutto", ci ha proposto tre buste. Noi abbiamo scelto la numero tre, non abbiamo preteso una numero quattro. E siamo stati i primi a dare al segretario del Pd una risposta molto chiara».Invece nel retropensiero della nuova dirigenza del Pd siete voi a voler impantanare tutto... Io sto ai fatti. La proposta del sindaco d’Italia non è nostra, ma è di Renzi che fino a qualche tempo fa la indicava come la sua preferita. Tra le tre è l’unica che risponde al fondamentale requisito di sapere con alta probabilità la sera stessa delle elezioni chi ha vinto e governa. Le nostre obiezioni sul Mattarellum corretto e sullo spagnolo corretto sono di tipo tecnico, non politico. Del resto,  la Consulta con le motivazioni di ieri non vieta i sistemi maggioritari ma ne impone la razionalità. E questo a mio avviso rende ancor più evidente come non sia possibile sommare due diversi premi di maggioranza, implicito ed esplicito, come avverrebbe con due su tre dei modelli proposti dal segretario del Pd. Ministro, diciamolo: il sospetto che aleggia su di voi è quello di voler tirare avanti per evitare elezioni a breve...Vorrei far presente che a maggio ci saranno le elezioni europee. È la nostra prova del fuoco, come Ncd ci giochiamo tutto. Per cui non avrebbe alcun senso, da parte nostra, temporeggiare sulla legge elettorale o su altro. Certo, io ritengo che le elezioni prima del semestre europeo siano una vera iattura. Ma per il Paese, non certo per l’Ndc. Però vorrei ribadire a Renzi che se vuole fare bene e in poco tempo sulla legge elettorale, sul sindaco d’Italia c’è già il consenso della maggioranza che sostiene il governo. Ma è lecito fare riforme delle regole del gioco nello stretto perimetro della maggioranza?Se cerchiamo il consenso obbligatorio di tutto il Parlamento la legge elettorale non la faremo mai. Questo però non significa escludere le opposizioni. Ma se rapidamente, in pochi giorni, si trova il consenso sulla proposta del cosiddetto sindaco d’Italia nella maggioranza, poi si può aprire il confronto con le altre forze politiche per arrivare alla più larga condivisione possibile.Sul governo qual è la sua posizione?Chiarisco subito che anche noi siamo contrari al tirare a campare. Ha senso che il governo continui se riesce a fare delle cose utili per il Paese. Tra queste abbassare ancora lo spread, invertire il trend sulla tassazione, lavorare per agganciare la ripresa e favorire l’occupazione. Più tre o quattro riforme che completerebbero il quadro disegnato della legge elettorale, rendendolo finalmente aggiornato e competitivo.E quali possono essere queste riforme?Penso innanzitutto a una riforma del bicameralismo, a quella del Titolo V e a qualche provvedimento sulla giustizia. E poi ad altre leggi sui costi della politica: diminuzione dei parlamentari, finanziamento ai partiti, mettendo mano anche sulle aziende partecipate, che sono oggi la vera fonte di sprechi, abusi e parentopoli. Oggi presenterete una proposta per trasformare il Senato in Camera delle Regioni. Che cosa ci può anticipare?L’idea di portare a Roma due volte alla settimana tutti i presidenti delle Regioni e qualche sindaco importante ci sembra un po’ limitativa. Vedremmo piuttosto una Camera delle Regioni – composta da non molti senatori eletti in concomitanza con le elezioni regionali – che non dà la fiducia al governo. I senatori dovrebbero poter partecipare ai Consigli regionali e a Roma occuparsi a tempo pieno di questioni del territorio. Per evitare costi aggiuntivi, proponiamo che il numero dei consiglieri regionali diminuisca proporzionalmente ai senatori eletti. Una Camera così sarebbe anche un modo di mantenere una forma di controllo, con una doppia lettura eventuale, su provvedimenti legislativi sbagliati e sulle leggi di particolare delicatezza o importanza, come quelle costituzionali o quelle che attengono ai diritti delle persone.Il caso De Girolamo scuote il governo. Che cosa ne pensa?È un caso grave, di civiltà giuridica, incredibilmente sottovalutato per il suo aspetto di violazione della privacy e dei diritti fondamentali delle persone. Chiunque può entrare in casa tua, registrarti a tua insaputa e utilizzare parti delle registrazioni quando e come decide lui. Mi stupisce la eco data dai giornali e ancor di più il silenzio del garante della privacy. Viene da chiedersi a che cosa serva un’autorità del genere se poi tace su casi di evidenti violazioni come questo.