Attualità

Il progetto. Puglia, il gasdotto Tap si farà

Diego Motta giovedì 5 febbraio 2015
Il gasdotto Tap si farà. La decisione verrà ufficializzata dal governo, probabilmente in aprile, ma la strada per realizzare l’opera che dal 2020 porterà gas dall’Azerbaigian sulle coste pugliesi (passando per Grecia e Albania) è stata ormai intrapresa, nonostante le forti resistenze della comunità locale. Il pressing da una parte dell’esecutivo, che ha dichiarato l’opera strategica per l’approvvigionamento di energia del Paese, e le decisioni della magistratura amministrativa dall’altra hanno di fatto impresso un’accelerazione decisiva al progetto. Settimana scorsa il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dall’azienda contro l’ordinanza del Comune di Melendugno, in provincia di Lecce, sul cui territorio è previsto l’approdo finale del gasdotto. Si tratta di una zona ad alto valore turistico e ambientale, fatto che aveva portato il sindaco del centro pugliese alla richiesta di bloccare i carotaggi per l’opera. La richiesta è stata respinta perché, secondo i giudici, per la realizzazione della Tap, che ha già ottenuto il sì alla Valutazione d’impatto ambientale ( Via) non è necessario un nullaosta paesaggistico, essendo le modifiche allo studio in termini di impatto territoriale di portata ridotta. Basterà tutto questo per convincere i comitati locali e le istituzioni pugliesi, che dalla Regione al Comune interessato, hanno sempre espresso perplessità sulla Tap? Decisiva sarà la prossima tornata elettorale, con il rinnovo della giunta regionale. È possibile che, prima del voto, la presidenza del Consiglio provi ad appianare le divergenze, avocando comunque a sè la decisione finale. La posizione di Matteo Renzi è nota. «Noi siamo pronti a rispettare chi dice 'no', ma chi dice 'no' non può dire 'stop'. Parliamo di tutto senza problemi – ha detto il premier a settembre, in occasione dell’inaugurazione della Fiera del Levante – ma non si può dire 'no' a un’opera così». Sembra dunque non esserci spazio per la richiesta di 40 primi cittadini di individuare un percorso alternativo a quello che terminerebbe in località San Foca. «Un approdo alternativo significherebbe perdere altri due anni, rifacendo la Via e tutto l’iter autorizzativo» ragionano dall’azienda, controllata interamente da soci stranieri (tra cui Bp, Socar, Statoil). Neppure il calo della domanda interna di gas ha un peso, in questa vicenda, tanto più adesso che si sono ridotte le consegne di metano dall’Algeria. La via energetica alternativa alla Russia, dunque, pare essere sempre più vicina.