Attualità

Slot e videopoker. Pubblicità azzardo, il governo per lo stop

Antonio Maria Mira sabato 24 ottobre 2015

Dopo la mezza marcia indietro del Governo e i tagli dei centri scommesse in Legge di stabilità (da 22mila previsti dieci giorni fa a 15mila), ora toccherà alle slot che potrebbero calare addirittura del 25%. Lo ha annunciato il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che ha la delega sull’azzardo. In un’intervista a Radio24, conferma anche il sostegno allo stop della pubblicità e l’intenzione di dare più poteri decisionali ai comuni per la localizzazione delle sale. Insomma, potrebbero passare tre delle quattro richieste delle associazioni "no slot", delle quali si era fatto portavoce Avvenire. Restano, invece, le scelte negative della sanatoria dei Ctd (Centri trasmissione dati) illegali e l’aumento delle concessioni per i giochi on line. Per la prima, come si legge nella Relazione all’articolo 48 della Legge di stabilità, si tratta «di incoraggiare il passaggio dal gioco illecito a quello lecito dei soggetti non concessionari che offrono, con qualsiasi modalità, scommesse con vincite in denaro in Italia, senza essere collegati al totalizzatore nazionale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli». Un condono, dunque, che apre le porte di questi centri illegali alla gara che sarà indetta fino al 31 gennaio 2016. Il motivo è esplicito, visto che sempre nella Relazione, si scrive che si tratta «di intercettare gli introiti dei Ctd». Cioè fare cassa. Ma andiamo ai numeri, confermati anche da Baretta. Attualmente i punti scommesse, compresi i corner (le sale non totalmente dedicate all’azzardo), sono 17mila, tra i quali i 2.196 condonati con la passata Legge di stabilità. Nella prima versione della nuova Manovra si voleva salire a 22mila, compresi altri 5mila della riapertura della sanatoria, come ha spiegato il sottosegretario e come anticipato da Avvenire. Dunque un reale incremento. Invece, assicura Baretta, «siamo scesi a 15mila». Ci finiranno anche i nuovi Ctd condonati? «Se vogliono sì, se non vogliono li perseguiremo in quanto irregolari», è l’avvertimento del vice di Padoan. Dopo le certezze arrivano anche le intenzioni. La prima è quella di ridurre le slot, che attualmente sono più di 400mila, una ogni 150 abitanti. «Sono troppe – ammette Baretta –. Abbiamo un piano che abbiamo messo a punto perché abbiamo la delega per sistemare il settore. Il primo obiettivo è ridurre di circa 100mila macchinette». Dunque il governo sembra voler imboccare la strada del calo dell’offerta perché, aggiunge il sottosegretario, «c’è stato negli ultimi anni un eccesso». Ma, avverte, c’è «il tema delicato con gli enti locali. La mia proposta – spiega – è quella di trovare un accordo con le regioni e gli enti locali stabilendo, ad esempio, un rapporto tra il numero degli abitanti adulti e il numero delle sale possibili. La dislocazione la decidono poi gli enti locali, non la decide certo il governo». Infine un’importante apertura sulla pubblicità. «Sono arrivato alla conclusione che si può abolire la pubblicità. Lo Stato italiano può prendere questa decisione con tranquillità». Insomma «che lo Stato debba mettere in conto una riduzione delle entrate se decide di ridurre l’offerta, questo è poco ma sicuro», riconosce Baretta. Anche se almeno nella Legge di stabilità si compensano i tagli dei centri scommesse con un aumento delle tasse su slot e Vlt, un aumento delle base d’asta per le nuova gare sia per i punti scommesse che dei bingo, e con la sanatoria. Tra i motivi del condono dei Ctd illegali, come si legge nella Relazione alla Legge di stabilità, ci sono, infatti, la preoccupazione «per la mancata tutela dei giocatori, in particolar modo minori», per «il ruolo competitiv delle imprese concessionarie» ma anche «per il gettito erariale». Bisognerà vedere quanti aderiranno, visto che alcune società straniere puntano ancora sui ricorsi alla magistratura italiana e europea.