Ogni occasione può essere quella definitiva, ma sulla sfiducia a Berlusconi le opposizioni ancora non hanno certezze da dispensare, se non un forte ottimismo. Uniti per la prima volta senza alcuna sbavatura, i partiti di minoranza trascorrono una giornata fitta di incontri, ciascuno con i propri compiti, per poi incontrarsi nello studio del presidente della Camera e mettere a punto strategie e piani di riserva. Compresa quella mozione di sfiducia che dovrebbe dare il colpo di grazia al premier. Ma se le modalità restano un appalto del capo del governo, che di fatto farà la prima mossa, sulla riuscita dell’impresa rimane fino all’ultimo l’incognita dei numeri. Consapevoli che Berlusconi continua il suo pressing e non rinuncia alla partita, Pd e Terzo polo preparano le contromosse. Le defezioni a cascata dal Pdl le curano gli uomini di Pier Ferdinando Casini, pronti a rassicurare i deputati transfughi sulla possibilità di mettere in piedi quel governo di transizione in grado di far uscire il Paese dal guado. Monti o un’altra personalità, il problema è prematuro. Ma a diversi deputati continua a piacere l’ipotesi Letta, in continuità con il governo che stanno per abbandonare.E allora l’Udc rende noto che un esecutivo Letta aperto al Pd potrebbe convincere tutti. E, assicurano gli uomini dell’ex presidente della Camera, che se Napolitano lo riterrà una soluzione valida, saprà convincere anche Bersani e compagni.Dal canto suo, il leader del Pd incontra i radicali. La questione non è di poco conto, dopo la rottura con i democratici sugli ultimi voti alla Camera. I vertici di largo del Nazareno insistono sulla necessità di fare fronte comune. Ma su cosa non si sa. L’intreccio, infatti, è causato dal primo voto, quello di oggi pomeriggio, sul rendiconto generale dello Stato. Di fatto sarebbe un atto formale, su cui solitamente maggioranza e opposizione convergono. Ma proprio su questo le opposizioni hanno fatto andare sotto il governo, costringendo il capo dello Stato a chiedere al premier la verifica della fiducia in Parlamento. E allora molti dei deputati pdl pur con la valigia in mano, avvertono che sul rendiconto non si sfileranno. Mentre Pd e Terzo polo potrebbero astenersi, secondo quella linea definita «saggia» da Francesco Rutelli.E però proprio puntando su questa certezza, Berlusconi potrebbe fare del voto l’occasione per una conta. A questo punto scatterebbero i piani supplementari. Le opposizioni dovrebbero compattarsi, compresi i transfughi. E qui entrerebbe in scena la mozione di sfiducia, «per dimostrare – dicono più voci di Pd e Udc – che la maggioranza non c’è più». Berlusconi, avverte dall’Udc Mauro Libè, «diffonde false informazioni e sbaglia le previsioni sui numeri della maggioranza, ma se ne accorgerà». La carta della mozione, però è da tirare giù per ultima, visti i precedenti che hanno portato non poche delusioni alle opposizioni.Se i voti daranno ragione a Pd e Terzo polo, dunque, si tratterebbe di portare al Quirinale ipotesi alternative. E qui inizia la vera conta delle opposizioni, convinte che il presidente della Repubblica non si accontenterebbe di un governo frutto di un ribaltone, capace di andare avanti per pochi voti. Esattamente come hanno ripetuto Casini, Bersani, Fini e Rutelli, già da tempo. Di fronte a questo quadro complesso e indefinito, ieri in serata Bersani si è incontrato nello studio del presidente della Camera, Fini, insieme con Casini e Rutelli, Cesa e Franceschini. «Domani (oggi, ndr) si decide il da farsi», commenta il leader del Pd. E infatti la questione pratica, vale a dire sulle mosse e contromosse, viene rinviata a questa mattina, ai capigruppo dei partiti di opposizione, quando dovrebbero essere più chiare le intenzioni del premier. Tra i leader, ieri, restava ancora la speranza di un passo indietro del premier.