IL DISASTRO DEL GIGLIO. Schettino disse: ho fatto un guaio Ora è stato di emergenza
"C'è stato un contatto con il fondale. Ho fatto un guaio". È quanto il comandante Francesco Schettino ha comunicato alla Compagnia Costa dopo l'incidente all'Isola del Giglio. Lo ha riferito lo stesso comandante nell'interrogatorio davanti al gip. "Ti sto dicendo la verità", ha aggiunto al suo interlocutore.Il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza in relazione alle conseguenze del disastro della nave Costa a largo del Giglio. Lo ha riferito il ministro dei rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. E il governo ha nominato Franco Gabrielli, capo dipartimento della Protezione civile nazionale, come commissario straordinario per l'emergenza del naufragio al Giglio.«Più che a un "inchino", l’eccessivo avvicinamento all’isola del Giglio della Costa Concordia potrebbe attribuirsi ad una dimostrazione di bravura del comandante Francesco Schettino». Il procuratore di Grosseto, Francesco Verusio, valuta così la manovra di avvicinamento al Giglio che è stata causa del naufragio. Una manovra strana, scomposta. Talmente innaturale da far dubitare che davvero il capitano Francesco Schettino sia riuscito a governare il transatlantico agonizzante fino a farlo accasciare a pochi metri dalla riva.I magistrati nutrono forti dubbi sulla versione del comandante, che ha detto di aver gettato le ancore al largo, per ottenere l’effetto perno necessario a effettuare una rapida virata che ha consentito alla nave di avvicinarsi ulteriormente all’isola, dal lato sinistro del porto, e di evitare così il naufragio in mare aperto. Per questo il nucleo subacqueo dei carabinieri di Genova, su incarico della Procura di Grosseto, ha ispezionatole ancore della Costa Concordia, per verificare se sono state gettate quando la nave era in moto, come ha dichiarato Schettino, o quando il transatlantico si è arenato sul fondale basso.Durante l’interrogatorio Schettino avrebbe spiegato di aver navigato a vista, ma di aver commesso un errore ordinando la virata troppo tardi, finendo in acque troppo basse, ma ha anche asserito di aver gettato le ancore con la nave in moto per accostarsi a riva. Su questo punto specifiche indagini vengono svolte sul timone della nave. Secondo quanto appreso il timone fu completamente virato a dritta come se la nave, arrivando ad alta velocità, dovesse evitare l’ostacolo all’ultimo momento. Una ricostruzione in parte coincidente con quanto dichiarato al gip dallo stesso Schettino.Secondo quanto emerge, gli inquirenti vorranno stabilire se il reale errore della plancia di comando della nave Costa Concordia sia consistito nella alta velocità tenuta sulla "rotta turistica" di avvicinamento al Giglio, 15 nodi, troppi per poter correggere la direzione in tempo senza andare a sbattere contro le rocce. La plancia di comando della nave avrebbe dovuto repentinamente virare il timone a destra per non urtare frontalmente la scogliera. La manovra sarebbe riuscita solo in parte e le rocce squarciarono la fiancata di sinistra per circa 50-70 metri. Le ripercussioni del naufragio preoccupano anche gli organismi internazionali.