Attualità

LE PROTESTE. Napoli, operatori in piazza I vescovi: «Welfare al collasso»

mercoledì 2 febbraio 2011
Ancora manifestazioni di protesta, stamane a Napoli, degli operatori dei centri sociali, in campo da settimane contro i tagli che stanno bloccando le attività delle strutture impegnate nel welfare e mettendo in pericolo circa 2mila posti di lavoro. I manifestanti, alcune centinaia, si sono radunati in piazza del Municipio. Uno di loro si è arrampicato su una gru, all'interno del cantiere della metropolitana, e poi si è calato giù. Gli altri hanno attuato blocchi a singhiozzo del traffico. Sul posto si è radunato un gruppo di agenti di polizia in assetto antisommossa.Oggi sulla vertenza è intervenuta con una nota la Conferenza episcopale campana, giudicando «intollerabili» le proporzioni assunte dalla crisi del settore e invocando un impegno comune delle istituzioni in proposito.APPELLO DEI VESCOVI PER LA SITUAZIONE DEL SETTORE SOCIO-ASSISTENZIALE «Sta assumendo proporzioni intollerabili la situazione del settore socio-assistenziale nella nostra regione. Si registrano gravi ritardi (più di due anni) dei pagamenti per alcuni servizi fondamentali: case-famiglia, centri diurni e semiconvitti, assistenza domiciliare e scolastica… Tutto ciò ha portato l'intero settore socio-assistenziale ad una crisi di dimensioni spaventose». Lo sostengono i vescovi della Campania, in una nota diffusa oggi dopo la riunione svoltasi ieri a Pompei. «Molti servizi sono chiusi o stanno chiudendo e le persone più deboli ritornano nelle strade; molte comunità per minori chiudono; gli operatori sociali impegnati in tali servizi non percepiscono da mesi uno stipendio; sono già circa duemila gli operatori sociali senza lavoro per questo motivo», ricordano i presuli. «Lo stato di privazione dei diritti di sopravvivenza, cura e tutela nel quale si trovano decine di migliaia di cittadini ‘utenti’ di tali servizi interpella fortemente noi, vescovi della Campania. Siamo preoccupati per i più deboli: data la grave crisi economica e lavorativa degli organismi che assicurano da anni servizi pubblici essenziali per i cittadini più deboli, ci chiediamo: chi si prenderà cura di loro?».«Siamo, altresì, preoccupati per quanti sono impegnati nei servizi sociali e rivendicano il loro sacrosanto diritto alla giusta remunerazione», prosegue la nota. «Mentre le istituzioni responsabili (Regione Campania, Comune di Napoli, altri Comuni della regione, Asl) si rimbalzano la responsabilità e manifestano l'incapacità o la mancata volontà di lavorare insieme per il bene comune, a pagare sono i più poveri», dichiarano i vescovi, che non intendono entrare in merito alle ragioni dell'una o dell'altra istituzione ma constatano, semplicemente, che, mentre si discute, «molti servizi sono chiusi o stanno chiudendo». Insomma, «accanto alla risposta della carità», non minore attenzione merita «la via istituzionale della ricerca del bene comune, inteso come esigenza di giustizia e di carità. Le politiche sociali non sono marginali né possono essere considerate come un investimento a perdere ma, al contrario, rivestono un ruolo centrale nella vita di un Paese». Perciò, i vescovi della Campania, senza entrare nel merito delle singole questioni che sono oggetto di confronto tra le Istituzioni statali ai diversi livelli e il Terzo Settore, rivolgono «un vivo appello alle Istituzioni ai vari livelli a superare i particolarismi e a non disperdere le proprie energie in un rimpallo delle responsabilità che non giova al benessere dei cittadini più deboli; a collaborare tra loro in un dialogo costruttivo per individuare azioni precise di uscita dall'emergenza economica del settore e concrete opportunità di soluzione della crisi».